Metric: ‘Formentera’ (Thirty Tigers, 2022)

Genere: synth-pop | Uscita: 8 luglio 2022

Emily Haines è stata fortunata: ha potuto passare gran parte della pandemia nella campagna incontaminata fuori Toronto, dove possiede una tenuta, tra alberi di varia specie e animali selvatici. Nonostante l’apparente idillio della natura circostante, però, la frontwoman dei Metric ha trascorso buona parte del suo tempo connessa a internet facendo doomscrolling, neologismo che il sito dell’Accademia della Crusca definisce “l’azione di scorrere compulsivamente le pagine di un sito, la bacheca di un social network e simili, alla ricerca di cattive notizie“. ‘Doomscrolling‘ è diventato anche il titolo del brano di apertura di ‘Formentera‘, l’ottavo album in carriera della band canadese, ormai quasi giunta al quarto di secolo di attività.

Due termini apparentemente opposti, il primo parecchio ansiogeno e il secondo idealmente rilassante (se non si considera l’isola della Baleari solo come il centro nevralgico delle ferie dei giocatori di calcio). È in realtà quanto di propone di fare il nuovo LP di Emily e compagni, ovvero affrontare la tensione data dalla pandemia e risolverla con un anelito di serenità, impersonato per l’appunto dalla nota località turistica spagnola. Nella loro mailing list i Metric consigliano “per ottenere risultati ottimali, di ascoltare l’intero album, almeno la prima volta, nella sua sequenza originaria“: seguendo l’ordine di scaletta, è un disco dovrebbe aiutare a raggiungere detto equilibrio interiore. Musicalmente, in realtà, non è che si sia propriamente al cospetto di un disco da chill-out zone. Indie-rock e synth-pop, le due direttrici maggiormente calcate in carriera dal quartetto, sono egualmente percorse da queste nove nuove tracce, che non sembrano avere l’ambizione di rivoluzionare lo stile consolidato del gruppo.

È un po’ questo il limite maggiore di un lavoro che, invece, parte bene. I 10 minuti della succitata ‘Doomscrolling‘ sono il passaggio più interessante di tutta l’opera, un brano che attraversa almeno quattro differenti momenti e che riesce a rendere perfettamente il rollercoaster emotivo causato dalla paura del contagio e dalla limitazione delle libertà di movimento. In seguito, pur trovandosi ad ascoltare discrete canzoni (come ‘What Feels Like Eternity‘, ‘False Dichotomy‘ e ‘Paths In The Sky‘), un’analoga specificità non riesce mai ad emergere. Ne deriva una diffusa sensazione di già sentito che fa apparire questo disco piuttosto insipido.

VOTO: 😐



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