Mikaela Davis: ‘Delivery’ (Rounder, 2018)

Genere: art-pop | Uscita: 13 luglio 2018

Voleva entrare a far parte di un’orchestra sinfonica, Mikaela Davis. Era il suo sogno da bambina, per questo si mise a studiare arpa e pianoforte. Fino a che, un giorno, scoprì che la sua vocazione era un’altra: scrivere canzoni. Cominciò a farlo quando ancora frequentava la scuola, esibendosi nelle pause pranzo davanti ai suoi compagni. I suoi studi classici se li fece tornare utili, utilizzando spesso e volentieri sia l’arpa che il piano. La notò Bon Iver, che se la portò in tour e la fece anche esibire insieme a lui sul palco. La notarono anche gli Staves, a cui rimase così legata da volerli in tre brani di questo suo album di debutto. La notò, e non soltanto musicalmente, John Congleton, uno che di voci femminili se ne intende, avendo lavorato spesso e volentieri con St. Vincent e Angel Olsen (oltre a una marea di altri musicisti).

A proposito di ‘arpiste’: Mikaela è estremamente diversa da Joanna Newsom, la Davis porta l’arpa a essere parte (non fondamentale) di strutture sostanzialmente pop, che cambiano in continuazione colorazione, passando dal folk (‘Emily‘) al funk (‘In My Groove‘), dal soft-rock (‘All I Do Is Disappear‘) al synth-pop (‘Do You Wanna Be Mine‘). E’ imprevedibile e virtuosa, lo si capisce sin dalla prima traccia, ‘Delivery‘, caratterizzata da ricorrenti slanci strumentali, o dalla seguente ‘Get Gone‘, ricca di stop and go melodici e contrassegnata da una sofisticata stratificazione sonora. Sta proprio qui il massimo pregio della cantautrice di Rochester: vola alto ma con i piedi ben piantati a terra, componendo brani complessi ma non intricati. Riesce anche a dare loro una buona dose di empatia (‘A Letter That I’ll Never Send‘, ‘Other Lover‘), che sommata alle menzionate abilità melodica e creatività compositiva, portano ‘Delivery‘ in ottima posizione nella graduatoria degli esordi stagionali. Manca ancora qualcosina per giungere alla perfezione (il disco non riesce a mantenere l’intensità con cui è iniziato), ma talento e personalità ci sono.

VOTO: 🙂



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