Mogwai: ‘The Bad Fire’

🎵 Post-rock | 🏷️ Rock Action | 🗓️ 24 gennaio 2024

Il post-pandemia è stato un successo per i Mogwai. Finanche commerciale, quando il loro album del 2021, ‘As The Love Continues’, si issò al primo posto della UK Album Chart. Un disco molto solido e di pregevolissima fattura, tra i migliori di una discografia di livello altissimo, che ottenne grande apprezzamento anche tra la critica. Il seguito di quel periodo di euforia (“In cui però non potevamo neanche vederci per festeggiare bevendo insieme una birra”, ricorda il ‘frontman’ Stuart Braithwaite alla BBC) non è stato però dei più semplici per i componenti dell’ormai storica nonché seminale band post-rock: la malattia della figlia del tastierista Barry Burns, la scomparsa del loro booking agent Mick Griffiths e del padre del bassista Dominic Aitchison, l’amputazione di una zampa dell’’amatissimo cagnolino di Stuart. Insomma, un inferno, che in slang glasgowiano è definito, per l’appunto, ‘The Bad Fire’.

L’assenza di testi in sette brani su dieci, la consueta titolazione buffa di brani che, per dogma creativo, devono essere il più possibile aperti a ogni ipotetica interpretazione personale, non rende direttamente espliciti i tumulti interiori del collettivo scozzese, se non per il testo di ‘18 Volcanoes’, tra i tre pezzi che ospitano anche una parte cantata. Eppure tutto questo undicesimo LP della loro storia, prodotto da un mostro sacro come John Congleton, sembra voler rappresentare una forma di reazione alle avversità della vita, come se suonare il più rumorosamente possibile le potesse scacciare via.

The Bad Fire’ presenta delle tracce che sono più Mogwai degli stessi Mogwai (‘Hi Chaos’, ‘Pale Vegan Hip Pain’, ‘Fact Boy’), forse l’unico limite del lavoro non tanto di per sé, quanto comparato con l’intera discografia. Alla fine, i pezzi che più colpiscono sono le tre vere e proprie canzoni: ‘God Gets You Back’, ‘Fanzine Made Of Flesh’ e la succitata ‘18 Volcanoes’. Perché si inserisce una dimensione ulteriore come quella dei vocals, eccezionalmente convincenti anche dal punto di vista melodico. Chissà se prima o poi ci sarà un disco dei Mogwai tutto cantato. In quel caso, siamo pronti a scommettere che il primo posto in classifica di quattro anni fa verrebbe quantomeno doppiato.

🙂



 

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