Morrissey: ‘I Am Not A Dog On A Chain’ (BMG, 2020)

Genere: sophisti-pop | Uscita: 20 marzo 2020

Il ghigno ostentato in copertina rammenta immediatamente come Morrissey non abbia mai fatto nulla per risultare simpatico. Che si parli di animalismo, misantropia, razzismo o politica, l’ex frontman degli Smiths ha sempre idee molto chiare quanto assai poco condivisibili, come quando si augurò la morte di alcuni membri della famiglia reale inglese (ma anche del povero Elton John), bollò i cinesi come razza inferiore o paragonò la strage di Utøya alla preparazione delle pietanze per McDonald’s e Kentucky Fried Chicken.

Poi, c’è il Morrissey musicista, giunto al 13° LP solista dopo quelli con la band con la quale ha cambiato la storia della musica. C’è il suo timbro caldissimo, la sua metrica impermutabile, la sua personalità debordante. E’ uno di quelli che potrebbe rendere intrigante anche la lettura dell’elenco telefonico, figurarsi una manciata di nuove canzoni apparecchiate per lui dall’ormai abituale produttore Joe Chiccarelli, e quasi tutte scritte con un altro collaboratore di lunghissima data come il chitarrista Jesse Tobias. Tutto come da tradizione, dunque? Non proprio tutto.

In realtà ‘I Am Not A Dog On A Chain‘ è un disco che sembra voler effettivamente portare la voce di uno dei più efficaci crooner al mondo in territori non così prevedibili come l’annuncio di un nuovo album di Morrissey potrebbe fare ipotizzare. “E’ l’album di Morrissey più audace e avventuroso” assicura lo stesso Chiccarelli, teoria che sembra essere avallata dalla partenza sincopata di ‘Jim Jim Falls‘, come se una sera a Manchester Moz fosse andato al pub con i Chemical Brothers, o dall’insolita unione con l’ex stella della Motown Thelma Houston per il singolo ‘Bobby, Don’t You Think They Know?‘. A livello di arrangiamenti, in effetti, è un disco piuttosto interessante: anche ‘Darling, I Hug A Pillow‘ e ‘Once I Saw the River Clean‘ ci danno dentro col sintetico, mescolandolo con la solita magniloquenza delle produzioni dei suoi dischi, e dunque con una strumentazione molto vasta e spesso analogica (archi, fiati e persino cori di voci bianche). Quelle di ‘I Am Not A Dog On A Chain‘ sono classiche canzoni di Morrissey, migliori delle altre recenti canzoni di Morrissey (specialmente ‘Love Is On Its Way Out‘, ‘What Kind of People Live in These Houses?‘ e ‘Knockabout World‘), lavorate con tante idee e più che discreta freschezza. Per questo, nonostante passi spesso per essere personalmente detestabile, smisuratamente vanaglorioso ed estremisticamente anticonformista, a livello musicale Steven Patrick Morrissey è molto meno discutibile, questa volta in modo particolare.

VOTO: 🙂



Lascia un commento