Nation Of Language: ‘A Way Forward’ (PIAS, 2021)

Genere: synth-pop | Uscita: 5 novembre 2021

La carriera dei Nation Of Language è potuta decollare grazie a… un matrimonio: quello del frontman Ian Richard Devaney con la tastierista Aidan Noell. La cerimonia è stata molto intima, ma la richiesta di ricevere offerte pecuniarie in luogo dei classici regali di nozze ha permesso loro di avere il budget necessario per – finalmente – entrare in uno studio di registrazione e cominciare a lavorare a ‘Introduction, Presence‘, il loro quotato album di debutto uscito esattamente un anno e mezzo prima di questo sophomore. Il successo di quel disco, a dispetto della pandemia, ha permesso alla band di trovare nuovi fondi per incidere le canzoni scritte durante i vari lockdown, che hanno finito per comporre la scaletta di questo (quasi) immediato seguito, intitolato ‘A Way Forward‘.

In precedenza, Ian e il bassista Michael Sue-Poi erano stati membri degli Static Jacks, rockband con la quale, tra il 2011 e il 2013, realizzarono due album. Fu in viaggio in auto con il padre, che gli fece riascoltare dall’autoradio la celeberrima ‘Electricity‘ degli Orchestral Manoeuvres In The Dark, a folgorare Devaney e a fargli decidere di mettere in piedi un gruppo synth-pop insieme al vecchio amico e alla fidanzata. Le band post-punk, new wave e krautrock degli anni ’70 e ’80 sono altre evidenti fonti di ispirazione per questo trio di stanza a New York, che dal 2016 ha sempre seguito la propria strada con grande nettezza, guadagnando un sempre maggiore seguito. È una rivisitazione del già sentito la loro, che suona comunque personale, fresca e attuale, superando anche l’ostacolo della rapida reiterazione di due dischi così vicini tra loro.

I Nation Of Language sono, soprattutto, abili scrittori di canzoni. Una di esse, ‘Across That Fine Line‘, è un mezzo capolavoro, resa irresistibile da un giro di basso incalzante e da un ritornello che chiede soltanto di farsi cantare a squarciagola. Il resto dell’album non riesce a mantenere un tale livello di immediatezza, anche perché la scelta è di non legare necessariamente i sintetizzatori ai BPM necessari a ballare in un club: ‘Wounds Of Love‘, ‘Miranda‘, ‘Former Self‘ ed ‘A Word & A Wave‘ sono, a tutti gli effetti, downtempo atipici e molto intensi e riflessivi. Quando però emerge la loro capacità di stratificare in un crescendo emotivo la non amplissima strumentazione utilizzata, allora si toccano vette appena inferiori al succitato singolo, come accade in ‘The Grey Commute‘, ‘This Fractured Mind‘ e ‘The Beckoning‘. Analogamente al lavoro precedente, ‘A Way Forward‘ è un disco che certamente colpirà di più chi è incline all’ascolto del genere di riferimento, di cui è una delle migliori espressioni dell’annata. Il suo merito, però, è di riuscire ad andare oltre, segnalandosi come prova di un songwriting di assoluto prestigio.

VOTO: 😀



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