Nick Cave And The Bad Seeds: ‘Ghosteen’ (Ghosteen Ltd., 2019)

Genere: sadcore | Uscita: 4 ottobre 2019

E’ impossibile parlare di ‘Ghosteen‘, diciassettesimo LP della gloriosa carriera di Nick Cave And The Bad Seeds, senza ricordare l’immane tragedia che ha colpito il cantautore australiano un martedì sera di poco più di quattro anni fa, quando il figlio Arthur, 15enne, venne trovato gravemente ferito ai piedi di una scogliera vicino Brighton, per poi morire poco dopo essere stato trasportato in ospedale. E’ evidente che il “migrating spirit” protagonista di questo concept-album sia lui, e che questo disco doppio rappresenti l’emozionante, drammatica e commovente elaborazione del lutto da parte del Nick Cave uomo e padre.

Un’elaborazione che non poteva essere completa nel precedente ‘Skeleton Tree‘ (2016), scritto in gran parte prima del drammatico evento. La distanza temporale ha permesso a Cave di vincere un blocco dello scrittore intervenuto subito dopo la grave perdita, e di poter dosare le parole in maniera oculata e meditata. Sono i testi, così toccanti che andrebbero raccolti in un libro di poesie, il primo aspetto di eccezionalità di questa autentica opera d’arte (un esempio per tutti: “It isn’t any fun to be standing here alone with nowhere to be / With a man mad with grief and on each side a thief / and everybody hanging from a tree“, da ‘Sun Forest‘). Non riuscirebbero però ad attivare un tale coinvolgimento emotivo senza i tappeti sonori costruiti dai suoi amici di una vita, i Bad Seeds, in particolare da Warren Ellis, che ha quasi esclusivamente utilizzato tastiere – pianoforti e/o sintetizzatori analogici – per dare alle liriche del compagno un ulteriore spessore assolutamente spirituale.

Ghosteen‘ è un disco che non può non scorrere lentissimo, senza alcuna struttura predefinita, e che necessita di concentrazione massima non solo su ciò che Nick Cave esplicitamente dice (mischiando quanto realmente avvenuto ad allegoria, religiosità e fantasy), ma anche su quanto viene implicitamente comunicato con le tante tonalità che si alternano nella sua voce, mai apparsa così versatile. E’ un’opera di una sincerità e di un’apertura personale quasi sconcertante, qualcosa di così toccante che è difficile ascoltare due volte consecutivamente. E’ però questo che fanno i capolavori assoluti: colpiscono, turbano, commuovono, ma portano anche a grandi e alte riflessioni. ‘Ghosteen‘ fa ancora di più: aiuta ad affrontare il dolore, a fortificarsi con esso, a renderlo ulteriore amore per chi non c’è più, non perdendo mai la speranza per “una pace che arriverà” (come Nick si augura in ‘Spinning Time‘ e ‘Hollywood‘). Per questo è opera importantissima e, come il fantasma adolescente che gli dà il titolo, vagherà intorno a noi immortale ed eterna.

VOTO: 😀



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