Orlando Weeks: ‘A Quickening’ (PIAS, 2020)

Genere: alt-pop | Uscita: 12 giugno 2020

Dallo scioglimento dei Maccabees sono passati soltanto tre anni, ma Orlando Weeks ha trovato il tempo di fare un sacco di cose. Ha girato molto: prima Berlino, poi Lisbona, poi di nuovo in UK (“Quando sei in tour pensi sempre: qui mi dovrei fermare per un po’, ma non puoi. Terminato tutto, non c’era ragione per non farlo“), cercando di sviluppare quanto aveva studiato da giovane all’università di Brighton: arti visive. Da lì l’idea di realizzare un libro per bambini, ‘The Gritterman‘, che sarebbe poi diventato uno spettacolo dal vivo insieme al all’attore Paul Whitehouse. Chi l’avrebbe sicuramente letto, quel libro, è arrivato poco dopo, e avrebbe influenzato non poco ‘A Quickening‘, l’esordio solista di un ex frontman di una rockband di successo divenuto padre.

Proprio nei Maccabees Orlando aveva sperimentato il gusto, anch’esso quasi fanciullesco, di giocare con i generi musicali. Il quintetto londinese è stato uno dei gruppi inglesi che a cavallo di ’00 e ’10 più avevano messo d’accordo pubblico e critica, nei quattro album fatti uscire tra il 2007 e il 2015 non si erano mai ripetuti, dando a ciascuno di essi un tratto distintivo, quasi spiazzante rispetto a ciò a cui era seguito. È una tendenza che Weeks replica nel suo debutto in autonomia, che ha ben poco dei Maccabees, a cominciare dall’utilizzo diffuso del falsetto, così esteso da farlo sembrare un altro cantante. ‘A Quickening‘ è un disco molto meno rock di quelli della sua vecchia band, composto principalmente al pianoforte, ma poi sapientemente integrato di un leggero strato di indietronica grazie alla produzione dell’amico Nic Nell, musicista elettronico con lo pseudonimo Casually Here e fondatore dell’etichetta Algebra Records. Il falsetto, il piano, la paternità e i suoni congegnati da Nell hanno dato forma a un album di canzoni docili e intime, qualcosa che, come giustamente sottolinea la press-release, fa venire in mente “Radiohead, Bon Iver, James Blake, Lambchop, Robert Wyatt, Kate Bush e Talk Talk“.

È un disco di grande intensità ‘A Quickening‘, non semplicissimo da assimilare a un primo ascolto, ma che cresce parecchio ed esponenzialmente dandogli ulteriori chance. Ciò che ad ogni modo è subito evidente è la creazione di una avvolgentissima bolla emotiva, che solo chi è da poco diventato padre può comprendere (non chi vi scrive, dunque, ma abbiamo raccolto precise testimonianze in merito, ndr). Un brano come ‘Milk Teeth‘, ad ogni modo, non può non colpire anche i single senza prole, e non da meno sono magnificenze come ‘Blood Sugar‘, ‘Safe And Sound‘ o ‘Summer Clothes‘, pezzi in cui composizione, produzione, interpretazione ed esecuzione si stagliano a livelli molto alti. Da una precoce impressione, questa prima sortita solista di Orlando Weeks sembra essere stata sottovalutata. Non va fatto, perché questo disco è più maturo, coeso, peculiare ed emozionale di ciascuno di quelli dei Maccabees.

VOTO: 😀



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