Oscar Lang: ‘Chew The Scenery’ (Dirty Hit, 2021)

Genere: brit-pop | Uscita: 13 agosto 2021

Sebbene la discografia di Oscar Lang sia da 4 anni a questa parte in continuo divenire, ‘Chew The Scenery‘, la sua più recente pubblicazione giunta la scorsa settimana, è considerato il primo vero e proprio LP della sua carriera. Segue due EP di 7 brani ciascuno (‘Hand Over Your Head‘ del 2020 e ‘Teenage Hurt‘ del 2018), due di 6 (‘Bops Etc.‘ e ‘Two Whom It May Concern‘, 2019) e due di 5 (‘Antidote To Being Bored‘ e ‘Overthunk‘, 2020), oltre a un album di 11 tracce e 40 minuti di durata (‘Silk‘, sempre 2018) che non è stato annoverato, chissà per quale motivo, nel conteggio. Una produzione che a livello quantitativo è indicativa della facilità di scrittura di un ragazzo che è pur sempre classe 2000, dunque appena 21enne.

La predisposizione alla forma canzone e alla melodia è udibile dalle prime note di ‘21st Century Hobby‘, uno dei 6 singoli che hanno anticipato questo lavoro, nonché brano immediatamente assimilabile e facilmente canticchiabile, un po’ come tanti della tradizione pop britannica di metà anni ’90. Sembra essere quel periodo storico il principale riferimento artistico del giovane Oscar, bravo a conferire alle sue composizioni una forma maggiormente definita attraverso una strumentazione piuttosto ampia (suonata in gran parte da egli stesso) che non disdegna un tocco di psichedelia e qualche citazione rumorosamente lo-fi. Il tema a lui caro (perché lo ha coinvolto in prima persona), quello della salute mentale, ricorre in diversi brani ma sempre con una visione ottimistica circa la soluzione del problema: “Quando scrivo musica, è come una terapia per me. È bello poter fare terapia e ricavarne qualcosa“, racconta Lang a Clashmusic.com.

Considerandolo una prima prova e tenendo nota della carta d’identità del suo autore, non si può non ritenere ‘Chew The Scenery‘ un debutto riuscito. ‘I Could Swear‘, ‘Stuck‘, ‘Headphones‘, ‘Are You Happy‘ e ‘Thank You‘, per fare qualche esempio, sono tutti brani formalmente impeccabili, che potrebbero essere graditi soprattutto a chi, dal punto di vista musicale, ha sempre guardato all’Inghilterra con un occhio di riguardo. È una base di partenza che non fa rivoluzioni, ma che mostra che le fondamenta di songwriter sono piuttosto solide, e che c’è sufficiente potenziale creativo per – in futuro – shakerare maggiormente lo status quo della tradizione nazionale.

VOTO: 🙂



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