Other Lives: ‘For Their Love’ (PIAS, 2020)

Genere: chamber-folk | Uscita: 24 aprile 2020

Erano quasi cinque anni che non si avevano notizie degli Other Lives. Lo iato più lungo della loro carriera, iniziata nel 2004 come Kunek dopo che il leader Jesse Tabish aveva abbandonato (perdendosi royalties da 10 milioni di copie vendute) gli All-American Rejects. Era rimasto a Stillwater, Oklahoma, a perseguire le proprie aspirazioni artistiche, che senza molti rimorsi avevano preferito il folk-rock all’emo-pop. Pigamalione del gruppo, che nel frattempo aveva acquisito la denominazione attuale, fu Thom Yorke in persona, che dopo aver scoperto ‘Tanner Animals‘ del 2011 (in molti sensi l’album della svolta), con il suo side-project Atoms For Peace remixò uno dei brani in scaletta, ma soprattutto portò la band Okie in tour con i Radiohead, ‘fornendogli’ per di più il produttore (Joey Waronker, batterista degli stessi Atoms For Peace) per il successivo ‘Rituals‘ (2015).

L’influenza radioheadiana fu piuttosto evidente nell’introduzione di alcuni elementi sintetici che finirono un po’ per stravolgere l’approccio orgogliosamente analogico del lavoro precedente, che tanti entusiasti ammiratori aveva portato al cospetto di Tabish e soci. ‘For Their Love’, quarto LP da quando il gruppo si chiama Other Lives, è una sorta di ritorno al passato, palesato anche da un nuovo trasferimento in campagna, dopo che Jesse, insieme alla moglie Kim, aveva vissuto per qualche anno a Portland. Ora la coppia abita in una baita, quella immortalata nella copertina, sulla Cooper Mountain (“mountain” per modo di dire, perché la vetta si trova a 233 metri sul livello del mare), a una ventina di chilometri dalla città più popolosa dell’Oregon. Un posto, dunque, molto tranquillo: “Il fatto di esserci trasferiti è stata una componente importante per questo disco“, afferma il frontman nella press-release. “A Portland c’erano troppe distrazioni, mi vergognavo persino a cantare davanti ai nostri coinquilini, qui sono molto più libero e sono potuto tornare in modo naturale al mio vocabolario musicale, utilizzando determinati accordi e cantando come più mi piace“.

Questa scelta di vita ha sicuramente giovato nella nuova ricalibrazione del suono degli Other Lives, tornati alle ariose melodie orchestrali di una decina di anni fa, a cui hanno contribuito la stessa Kim Tabish e i poli-strumentisti Jonathan Mooney e Josh Onstott. Sembra tutto più a fuoco rispetto a ‘Rituals‘, le tracce sono 10 anziché 14 e la durata del disco è scesa di quasi 20 minuti (54 vs 36). Questo permette di limitare al minimo la ridondanza, grosso pericolo per arrangiamenti così abbondanti e per un cantato così impostato. Soprattutto, ‘For Their Love‘ contiene ottimi pezzi, che crescono parecchio con gli ascolti quando le melodie riescono ad affrancarsi dalla sovrabbondante stratificazione che le contorna. ‘Lost Day‘ potrebbe, con un setting differente, essere un buon brano per un disco degli Interpol, ‘Cops‘ e ‘Hey Hey I‘ combatterebbero per entrare in una scaletta dei primi Arcade Fire. I risultati si mantengono molto più che discreti anche in canzoni più scarne come ‘Dead Language‘, ‘We Wait‘ e ‘Sideways‘, e in una traccia di maggiore intensità come ‘Nites Out‘. Anche se ‘Tanner Animals‘ rimane ineguagliato, è dunque un gradito ritorno quello degli Other Lives, che ne accerta lo spessore e, a chi se li era scordati, rammenta la loro importanza.

VOTO: 🙂



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