Palace: ‘Life After’ (Fiction, 2019)


Genere: dream-rock | Uscita: 12 luglio 2019

E’ da qualche anno che il nome dei Palace gira tra i più attenti osservatori degli underdog del pop/rock alternativo inglese. Fin dai primi EP i tre ragazzi originari del Dorset sono riusciti ad attirare l’attenzione di una solida nicchia di pubblico, probabilmente ammaliato dal romanticismo dolce-amaro delle loro composizioni. Nonostante questo, la loro fama non ha raggiunto quella di altri conterranei; per esempio, nessuno si è ancora preso la briga di dedicare loro una pagina su Wikipedia.

I tour dei Palace, soprattutto in madrepatria, sono però sempre stati molto affollati, spesso sold out. Merito di un esordio molto solido, ‘So Long Forever‘ del 2016, che li posizionava in maniera fresca e convincente nella zona di interesse dei fan di band come Elbow, Local Natives o i primi Coldplay. ‘Life After‘ prosegue sugli stessi binari stilistici, con maggiore maturità e più ottimismo, “una luce in fondo a un lungo tunnel“, lo descrive il frontman e songwriter Leo Wyndham.

E’ proprio la prospettiva della felicità dopo tanta sofferenza il tema portante del disco, ben esemplificato dal titolo. I Palace sono bravi a costruire calde bolle emotive in cui i più sensibili possono confortevolmente crogiolarsi, mentre chi predilige più concretezza può apprezzare le raffinate stratificazioni, mai troppo meccaniche, merito anche della produzione di due quotati producer come Catherine Marks (St Vincent, Wolf Alice, PJ Harvey) e Luke Smith (Foals, Slow Club). A reggere sono però soprattutto le ballate scritte da Wyndham, a dir la verità molto più adatte all’autunno che all’estate, di certo non rivoluzionarie, ma che hanno il pregio di trasmettere qualcosa, e di farlo con grande sincerità.

VOTO: 🙂



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