Peter Doherty & Frédéric Lo: ‘The Fantasy Life Of Poetry & Crime’ (Strap Originals, 2022)

Genere: chamber-pop | Uscita: 18 marzo 2022

Alla fine a Étretat, il paesino in Normandia dove aveva già registrato il suo ultimo disco ufficiale (quello con i Puta Madres), Pete Doherty ci è andato a vivere. Si è sposato e, a quanto pare, ed “è pulito da tre anni“, sostiene l’NME. A Étretat ha anche passato i lunghi mesi in cui la pandemia ha costretto quasi tutta Europa a rimanere chiusa in casa, e da prolifico cantautore qual’è Pete ha ingannato il tempo scrivendo nuove canzoni. Lo ha fatto insieme a un musicista amico, quasi un fratello maggiore, che si chiama Frédéric Lo. Frédéric è anche compositore, arrangiatore e produttore, e si è occupato di scrivere le musiche per quello che è il suo primo album in collaborazione con un un collega d’Oltremanica. In sostanza, l’intero processo realizzativo è avvenuto in Francia, con qualche sessione di registrazione anche ai Water Music Studio e allo Studio Moderne di Parigi, nel quale un altro tecnico francese, François Delabrière, ha mixato il tutto.

Persino il titolo, ‘The Fantasy Life Of Poetry & Crime‘, ha origine transalpina, un tributo ai romanzi di Maurice Leblanc, colui che ideò il personaggio di Arsène Lupin, a cui diede ampio spazio in ben 17 pubblicazioni. Leblanc, guarda caso, visse gran parte della sua vita proprio a Éterat, la cui tranquillità e francesità non ha potuto non influenzare queste canzoni, ben poco rock ‘n’ roll ma molto sofisticatamente pop. È intuibile come siano nate tutte con una chitarra acustica, e come Lo le abbia completate con arrangiamenti molto ricchi ma mai troppo enfatizzati, utilizzando tastiere analogiche e archi di chiara ispirazione sixties.

Ne esce un disco in cui la debordante personalità di Doherty riesce a essere mitigata, in cui – insolitamente per un suo album al di fuori dei Libertines – tutto risulta essenziale e ben dosato. C’è anche qualche canzone più che discreta, come ‘You Can’t Keep It From Me Forever‘, ovvero quella che ricorda maggiormente la band con cui è divenuto famoso, ma anche la cinematografica title-track, le più docili ‘The Epidemiologist‘ e ‘Keeping Me On File‘, il soft-rock di ‘Rock & Roll Alchemy‘, l’esperimento dylaniano ‘Abe Wassenstein‘, la nostalgica ‘Far From The Madding Crowd‘. ‘The Fantasy Life Of Poetry & Crime‘ sembra un disco realizzato dalla variante angelica di Pete Doherty; rimuove tutte le sue asprezze, sia comportamentali che musicali, e ce lo restituisce in una versione molto edulcorata, ma anche – finalmente – definita, e forse la più interessante tra le sue recenti cose da solo. Non è un brutto disco, questo, tutto sommato.

VOTO: 🙂



Lascia un commento