Placebo: ‘Never Let Me Go’ (So, 2022)

Genere: alternative-rock | Uscita: 25 marzo 2022

Non sono mai stati così vicini allo scioglimento, i Placebo, come negli ultimi 8 anni e mezzo. Sebbene rimasti soltanto in due, il deus ex machina Brian Molko e il fedelissimo scudiero Stefan Olsdal, lo sfiancamento di 28 anni tra sale d’incisione e lunghissimi tour stava per avere il sopravvento: “Sembrava che ci stessimo lentamente distruggendo, e non sapevo quanta vita fosse rimasta nella band. La mia fiducia era ai minimi storici“, ricorda Olsdal, e difatti dopo ‘Loud Like Love‘ (2013) e l’uscita dal gruppo del batterista Steve Forrest, i due si sono imbarcati solamente in tour celebrativi del loro repertorio consolidato, a cui quel disco e il precedente ‘Battle For The Sun‘ (2009) avevano contribuito ben poco.

Aveva tutta l’aria del lento sfaldamento di una collaborazione artistica tra due persone che hanno molto in comune: il carattere schivo, la sessualità queer, l’infanzia in Lussemburgo con radici da tutt’altre parti, l’amicizia sbocciata a Londra da ventenni. Come evidenzia questo racconto/intervista di Rolling Stone, Brian e Stefan erano da tempo tornati a essere solo loro due, come nel principio dell’avventura di una band di outsider che amava Bjork quanto Bowie, PJ Harvey come i Sonic Youth e su cui nessuno avrebbe puntato un penny. Nemmeno la critica musicale dei ’90, non certo tenera coi loro primi dischi, ma sbugiardata dal divenire, a loro modo, un’icona dell’immaginario musicale di quel periodo storico. ‘Never Let Me Go‘ è uscito tra uno scetticismo non così dissimile nei confronti di un gruppo che era considerato parte della nostalgia per un’epoca storica ormai conclusasi. È forse la posizione in cui Brain Molko dà il suo meglio, quella dell’underdog, e il concept del disco è peraltro molto coerente con quella ribellione che ha sempre caratterizzato la sua esistenza: “Volevo fare qualcosa che possedesse una certa brutalità, sia a livello sonoro che lirico (…) melodico e catchy, ma anche un po’ brutale“, spiega al succitato magazine americano.

Ed è probabilmente un insieme di queste componenti che fa dell’ottavo LP dei Placebo un disco insospettabilmente solido, probabilmente il più simile, sia a livello stilistico che qualitativo, a quelli pieni di banger di inizio carriera: ‘Beautiful James‘ potrebbe essere stato un loro singolo uscito tra il ’98 e il 2000, e più in generale il rinvigorimento del loro suono (‘Forever Chemicals‘, ‘Hugz‘, ‘Try Better Next Time‘, ‘Twin Demons‘), l’abbandono di ogni tipo di fronzolo (ad eccezione degli archi di ‘The Prodigal‘, non a caso il pezzo meno riuscito) e una scrittura che appare rianimata sotto tutti gli aspetti (‘Surrounded By Spies‘, ‘This Is What You Wanted‘, ‘Went Missing‘), potrebbe far parlare di una vera e propria rinascita. ‘Never Let Me Go‘ riesce pure a mantenere alta l’attenzione nonostante i suoi 57 minuti di durata, aspetto che prima del primo ascolto non faceva certo ben presagire. È un altro dei pronostici ribaltati da questo album, senza dubbio il migliore dei Placebo da metà anni ’00 in poi, che sarà molto apprezzato dai fan storici ma che potrebbe anche portare coloro che 25 anni fa non c’erano ad ascoltare con curiosità le vecchie canzoni.

VOTO: 🙂



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