Genere: post-punk | Uscita: 2 giugno 2023
Joe Casey e Greg Ahee sono il frontman e il chitarrista dei Protomartyr. Il primo scrive i testi, il secondo le musiche. Entrambi hanno recentemente attraversato un periodo molto brutto: la morte della madre per il primo, una forte depressione per il secondo. ‘Formal Growth In The Desert‘, il settimo LP in carriera della band di Detroit, non è partito dunque sotto i migliori auspici, ma si è rivelato un efficace espediente nell’allontanare negatività e sofferenza. Come difatti afferma lo stesso Ahee, “è stato subito chiaro che l’ambientazione delle canzoni stava passando dal deserto della prima traccia al giardino di quella conclusiva“.
Un percorso che si potrebbe definire “ottimista” se non stessimo parlando dei Protomartyr. Ma dal momento che siamo al cospetto del quartetto americano, appare assai difficile associare un tale termine alla loro musica. Ancor più se la scelta compositiva è stata quella di ridurre la strumentazione rispetto al precedente ‘Ultimate Success Today‘ (2020), limitandosi a chitarra, synth, basso e batteria, con la sola aggiunta di una pedal steel, eredità dei film di Sergio Leone e delle colonne sonore di Morricone che Greg ha consumato durante la pandemia, occupata con alcune sonorizzazioni di cortometraggi. Poche componenti non significano, però, un suono scarno: le distorsioni riempiono, come di consueto, gran parte dello spettro sonoro, con i sintetizzatori che in alcuni brani (la conclusiva ed epica ‘Rain Garden‘, per esempio) si moltiplicano. La sezione ritmica avanza ancora una volta dinamica e senza remore, aggiungendo ulteriore spessore.
E dunque, in fin dei conti, ‘Formal Growth In The Desert‘ è un altro classico disco dei Protomartyr. In cui i pregi superano di gran lunga il difetto di non avere grossi piani B rispetto al post-punk imbevuto di garage che impetuoso accompagna i testi sardonici e verbalmente impetuosi di Casey. ‘Make Way‘ e ‘For Tomorrow‘, i primi due brani in scaletta, sono esemplari nel ribadire una linea stilistica ormai consolidata, che devia nella tetra ‘Fun In Hi Skool‘, nel crossover di ‘Let’s Tip The Creator‘, nella leggermente più morbida ‘The Author‘. Sarà difficile, a questo punto della loro storia, che i quattro musicisti del Midwest reinventino sé stessi. Ma quello che sanno e che amano fare, lo fanno ancora una volta dannatamente bene.
VOTO: 😀