Genere: punk-rock | Uscita: 1 aprile 2022
Registrare un disco con Peter Katis, un produttore che ha lavorato con gente come National, Interpol, Frightened Rabbit e Kurt Vile, è un attestato di qualità che i PUP hanno meritatamente conseguito nonostante siano, semplicemente, una band punk-rock nordamericana. Un genere che, così geograficamente declinato, era sempre stato preso poco sul serio dalla critica musicale. “Punk di McDonalds”, veniva definito qualche lustro fa, indicando un pubblico di riferimento che raramente superava la maggiore età. Musica per ragazzini, insomma, che lungo tutta una carriera ormai consistente (siamo al quarto LP) il quartetto canadese è riuscito a rimodellare, aggiungendo diversi elementi estranei a quelli classici di genere.
In ‘The Unraveling Of Puptheband‘ la scelta è caduta su una strumentazione, almeno per loro, non così consueta, come fiati, archi e sintetizzatori. Sono utilizzati in maniera non organica e piuttosto occasionale, ma dimostrano ancora una volta che Stefan Babcock e soci non si accontentano del compitino: “Con ogni disco che passa, ci sentiamo un po’ più liberi di cazzeggiare“, spiega efficacemente il frontman. “Penso che una delle cose di cui sono più orgoglioso di questo disco è che è diverso, ma suona ancora così tanto PUP, così tanto come noi quattro, anche se ci sono alcuni elementi un po’ strani che non c’erano nei primi tre dischi“.
In realtà, a livello melodico siamo al cospetto di un album comunemente punk-rock, e dunque più prevedibile rispetto al passato, soprattutto nella struttura dei singoli brani. I PUP seguitano a saper scrivere buone canzoni, grintose ed empatiche allo stesso tempo, certamente divertenti, ma in quest’occasione non così sopra la media di genere come in ‘Morbid Stuff‘ (2019) e soprattutto ‘The Dream Is Over‘ (2016). Manca, in ‘The Unraveling Of Puptheband’, quel tocco di genio che la band di Toronto ha dimostrato di possedere in passato. ‘Totally Fine‘, ‘Robot Writes A Love Song‘, ‘Matilda‘ e ‘Cutting Off The Corners‘ sono bei singoli che fanno di questo LP un discreto disco, ma non paiono poter farlo ambire a molto di più di questo. Un piccolo passo indietro, in direzione del McDonald’s.