Raconteurs: ‘Help Us Stranger’ (Third Man, 2019)

Genere: power-rock | Uscita: 21 giugno 2019

Fu ‘Steady, As She Goes‘, probabilmente la canzone più famosa dei Raconteurs, a dare loro inizio: Jack White e Brendan Benson, che scrissero quel brano quasi per gioco, lo trovarono talmente buono da decidere di replicare l’alchimia per un intero album. Chiamarono con sé Jack Lawrence (basso), e Patrick Keeler (batteria), la sezione ritmica dei Greenhornes, band molto apprezzata da White. Nacque quello che venne descritto come un vero e proprio “super-gruppo”, definizione sempre rifiutata dal quartetto: “Siamo semplicemente una band composta da vecchi amici“.

Undici anni dopo l’ultimo disco insieme, i vecchi amici si sono ritrovati. Nel frattempo, i White Stripes si sono sciolti, Jack White è diventato un solista a parte un paio di album, non più molto recenti (l’ultimo è del 2015), con i Dead Weather. Sentiva evidentemente il bisogno di tornare in una band, ed è sicuramente una delle ragioni per cui ha convocato nel suo Third Man Studio, a Nashville, gli antichi sodali. E’ tornato a scrivere canzoni con Benson, undici delle dodici in scaletta, che comprende anche una cover di Donovan, ‘Hey Gyp (Dig The Slowness)‘.

Nonostante il decennio trascorso, la chimica tra i quattro non sembra aver perso di efficacia. Anzi, i Raconteurs non hanno probabilmente mai suonato così solidi ed energici. La rimpatriata deve aver molto divertito Jack e compagni, perché se c’è una cosa che si può notare ascoltando ‘Help Us Stranger‘ è proprio quanto se la siano goduta. L’amalgama tra il blues-rock di White e il power-pop di Benson risulta sempre il loro tratto distintivo (‘Help Me Stranger‘, ‘Thoughts And Prayers‘), dà loro uno specifico suono che è più della semplice somma delle parti. Per questo terzo capitolo della loro collaborazione si fa ulteriormente hard & heavy (‘Don’t Bother Me‘, ‘Sunday Driver‘, ‘Live A Lie‘): le chitarra sono in primo piano in bella mostra, accompagnate da una ritmica incalzante che non lascia respiro.

La nuova calibrazione è subito evidente nell’opener ‘Bored And Razed‘, in cui l’alternanza vocale tra i due frontman è esplicitata come una sorta di manifesto programmatico. L’idea di musica dei Raconteurs è sempre vintage, ma non appiattita sul passato, c’è anzi grande rivisitazione dei cliché del rock ‘n’ roll, con blues, country, psichedelia, funk e soul che si alternano in brani dalle strutture non troppo lineari (‘Shine The Light On Me‘, ‘Somedays‘). E’ qualcosa di vivo, autentico, suonato in analogico dai componenti del gruppo, che non hanno deluso la lunga attesa, grazie a una prova corale di alto livello sia dal punto di vista della loro superiore abilità di musicisti, che di quella di compositori e produttori.

VOTO: 😀



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