Rolling Blackouts Coastal Fever: ‘Sideways To New Italy’ (Sub Pop, 2020)

Genere: jangle-rock | Uscita: 5 giugno 2020

E’ la nostalgia di casa il grande tema di ‘Sideways To New Italy‘, l’atteso sophomore dei Rolling Blackouts Coastal Fever, che dai tempi di ‘Hope Downs‘, il loro esordio di due anni fa, sono passati da underdog a sure bet, con tutto quanto ne consegue in termini di aspettative. Sarà per questo che, come sottolinea il cantante e chitarrista Fran Keaney, “Molte delle canzoni del nuovo disco cercano di immaginare l’idillio che si può trovare solo a casa propria, tra gli affetti“. Ed è precisamente la ragione per cui il titolo del disco cita esplicitamente New Italy, il paesino ex colonia di emigrati italiani da cui provengono i due quinti della band, i fratelli Tom e Joe Russo, il cui cognome non è certamente casuale.

Ha quindi un’aura più dolce e mansueta il secondo album della band australiana, sempre incentrato sulla relazione tra le chitarre dei tre frontman, che seguitano a rincorrersi con hook ancora assolutamente trascinanti. C’è molta più chitarra acustica però, e qualche passaggio non così arrembante come nelle precedenti versioni del quintetto, che affranca le loro rotondissime melodie dal costante supporto dal tintinnio delle elettriche. ‘Sideways To New Italy‘ è come diviso perfettamente in due metà: in ‘The Second Of The First‘, ‘Falling Thunder‘, ‘She’s There‘, ‘Cameo‘ e nell’epica ‘Cars In Space‘ troviamo i Rolling Blackouts Coastal Fever che conosciamo; in ‘Beautiful Steven‘, ‘The Only One‘, ‘Not Tonight‘, ‘Sunglasses At The Wedding‘ e ‘The Cool Change‘ una band diversa, ma non meno istantaneamente accattivante.

In almeno 5 tracce su 10, dunque, il successore di ‘Hope Downs‘ vi si scosta molto più di quanto possa sembrare a un primi ascolto. La straniante routine del musicista rock emergente, costantemente sballottato tra tour e interviste, ha evidentemente lasciato più strascichi del previsto, ed è come se Fran Keaney, Tom Russo e Joe White vi si fossero voluti allontanare anche dal punto di vista musicale. I giudizi sul loro nuovo LP dipendono da questo, da quanto si desiderasse una replica dell’esordio o si apprezzi questo parziale ricondizionamento sonoro. Al netto delle preferenze personali, ci sembra però piuttosto oggettivo affermare che è nella totalità della scaletta che i Rolling Blackouts Coastal Fever si mostrano ancora una volta abilissimi songwriter, di quelli che neanche per sbaglio riescono a scrivere una canzone brutta. Per una band che fino a due anni fa era quasi completamente sconosciuta, non è poco. Per chi ha sempre creduto in loro, una conferma che vuol dire molto.

VOTO: 😀



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