Sam Fender: ‘Hypersonic Missiles’ (Polydor, 2019)

Genere: adult-rock | Uscita: 13 settembre 2019

Se c’è qualcuno che sta cercando di tenere alto il buon nome del rock ‘n’ roll nel Regno Unito, questi è Sam Fender. Da parte sua ha fatto tutto quanto nelle sue possibilità, compreso un primo posto nella UK Album Chart già al disco d’esordio, questo ‘Hypersonic Missiles‘, pubblicato a metà settembre. Non solo per l’illustre cognome il giovane (classe ’94) Fender pare un predestinato: a soli 16 anni venne notato dal manager di Ben Howard, Owain Davies, e immediatamente inserito nella sua scuderia. Il lungimirante impresario ha creduto in lui in tempi non sospetti, attendendo con pazienza che il suo acerbo talento maturasse provando diverse esperienze professionali (Sam è anche comparso come attore in alcune serie TV inglesi) e perfezionando il proprio stile estremamente debitore di Bruce Springsteen. E’ così arrivato a firmare con una major (la Polydor), per poi far uscire quella dozzina di singoli necessari ad aprirgli per tempo l’autostrada del grande pubblico British.

Fu il fratello a introdurlo alla discografia del Boss, che divenne una vera e propria ossessione per il Sam teenager. Due album soprattutto: ‘Born To Run‘ (1975) e ‘Darkness On The Edge Of Town‘ (1978). A 13 anni già scriveva le prime canzoni ispirandosi al cantautore americano per eccellenza, ma anche “agli Oasis e a Joni Mitchell“. Non è dunque un caso che ‘Hypersonic Missiles‘ sia uscito così com’è, un blend di indie-rock e Americana che ricorda parecchio i Killers, con testi attenti alle vicissitudini della classe sociale più debole del Regno Unito. Qualcosa di ideale per una diffusione nazional-popolare da quelle parti.

Sam, peraltro, di talento di songwriter ne ha. Riesce a fare tutto con la misura giusta per non straniare eccessivamente l’ascoltatore medio, e per risultare al contempo interessante anche a chi ha più dimestichezza con alternative-rock e post-punk. ‘Dead Boys‘, che diede anche il titolo al suo primo EP, è un ottimo pezzo: dal gran tiro, cupo il giusto per esplicitare le estreme conseguenze della frustrazione di chi è cresciuto in una città grigia come Newcastle. ‘Hypersonic Missiles‘ nel suo complesso è un disco molto godibile all’ascolto, pienissimo di chitarre, che dice cose interessanti, e dà inoltre la concreta idea che il suo ascolto live possa essere realmente elettrizzante (‘Use‘, la traccia conclusiva, è tal fine registrata dal vivo). In effetti, il nome di Sam Fender già da tempo compare nei poster di quasi tutti i festival UK, a conferma di un talento che sicuramente è ancora da sgrezzare, ma che per fortuna non si è fatto troppo tarpare le ali dal contratto con la grande etichetta discografica.

VOTO: 🙂



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