Samia: ‘Honey’ (Grand Jury, 2023)

Genere: indie-pop | Uscita: 27 gennaio 2023

Figlia di due attori (Kathy Najimy e Dan Finnerty), Samia è cresciuta tra Nashville e Los Angeles. È stato però il trasferimento a New York City, quando ancora era minorenne, a cambiarle la vita, quantomeno quella artistica. Nella Grande Mela è entrata in contatto con la musica di Nirvana, Elliot Smith e Daniel Johnston (“e mi è esploso il cervello“, rivela a The Forty-Five), ma soprattutto con la locale scena musicale. “Sono stata in tantissime band, esibendomi quasi ogni sera. È un posto davvero speciale per crescere in quel tipo di cose“, racconta. Oggi Samia di anni ne ha 26 e ha appena pubblicato il suo secondo LP, ‘Honey‘, quello che potrebbe farle spiccare il volo, almeno a giudicare dal battage mediatico che lo ha preceduto.

Lo ha registrato in Nord Carolina, nello studio di proprietà dei Sylvan Esso, amici con cui già era stata in tour. L’ha accompagnata Caleb Wright, già produttore del suo disco d’esordio del 2020, ‘The Baby‘, e co-writer di quasi tutti i brani in scaletta, ai quali ha lavorato un ristretto gruppo di “amici” tra cui l’onnipresente Christian Lee Hutson. Sono stati loro a dare questo suono rotondo ma non artificiale, con il proposito di “supportare il più possibile le canzoni“, e in effetti capace di fare quel passo indietro richiesto dai brani più intimi (ad esempio ‘Kill Her Freak Out‘, ‘Pink Balloon‘, ‘Breathing Song‘, ‘Nanana‘), che sono la stragrande maggioranza, salvo poi prendere maggior forma in quelli più ritmati (‘Charm You‘, ‘Honey‘, ‘Amelia‘, la seconda parte di ‘Sea Lions‘).

Ed è anche a causa di una produzione così centrata che ‘Honey‘ si fa ascoltare tanto volentieri. Con un eccezione, ‘Mad At Me‘, singolo acchiappa-riproduzioni (con tanto di rapper) lavorato da Rostam con il suo solito stile un po’ zuccheroso, e dunque poco affine al resto del lavoro. Che si mantiene costantemente sulla linea di confine tra indie e pop, ma con molto più stile, sebbene la presenza di Hutson faccia sembrare molti brani eleggibili anche per il repertorio di Phoebe Bridgers. Samia, però, ha dalla sua delle ottime skills da cantautrice, sia dal punto di vista melodico che dei testi, spesso spiazzanti rispetto alla dolcezza armonica dei pezzi (“I hope you marry the girl from your hometown / And I’ll fucking kill her / And I’ll fucking freak out“, ne è un esempio). Sono proprio le liriche a dare a ‘Honey‘ quella specificità che un genere tanto inflazionato non può conferire, e renderlo, nel suo complesso, un disco interessante oltre che assai fruibile e, a suo modo, elegante.

VOTO: 🙂



 

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