(Sandy) Alex G: ‘House Of Sugar’ (Domino, 2019)

Genere: bedroom-pop | Uscita: 13 settembre 2019

La carriera di Alex Giannascoli, in arte (Sandy) Alex G, è esponenzialmente cresciuta con il passare del tempo. Otto album in nove anni hanno contribuito ad accelerare una progressione avviata nel 2010 con il suo primo disco postato su Bandcamp, e continuata con altri pubblicati prima da una label di culto come la Lucky Number e quindi da un’etichetta importante come la Domino. Ciononostante, la sua centrale operativa è sempre rimasta il suo appartamento di Philadelphia: “Voglio semplicemente seguire le mie idee, mi sentirei a disagio in uno studio di registrazione sotto il controllo di qualcun altro, e non saprei cosa fare con tutta quella strumentazione“.

Del resto la sua estetica DIY è da tempo evidente, e si rifà alla spontaneità della scena lo-fi dei primi anni ’90, quella di artisti come i Pavement e il primo Beck, per i quali una produzione troppo curata rappresentava il male assoluto. “E poi io, il mio laptop e il mio microfono possiamo andare a registrare dove vogliamo. Creativamente questo rappresenta una libertà incondizionata“, afferma con estrema convinzione il musicista americano. E’ probabilmente una delle ragioni per cui stilisticamente si è sempre rivelato molto eclettico; nel caso di questo ‘House Of Sugar‘ si muove agile tra alt-folk, slacker-pop e indietronica, con così tante cose da dire da arrivare a inanellare ben 13 tracce.

Tra i pregi di Alex G c’è peraltro quello di riuscire a condensare questo vulcano di idee nella classica forma-canzone intorno ai 3 minuti: a tal proposito spiccano ‘Hope‘ e ‘Southern Sky‘, entrambe godibilissime sebbene non rivoluzionare. A confronto osano certamente di più ‘Gretel‘ e ‘Bad Man‘, ma soprattutto bozzetti un po’ weird come ‘Taking‘, ‘Near‘, ‘Project 2‘ e ‘Sugar‘, che danno mostra di ulteriori possibili sviluppi del suo songwriting, ma che allo stesso tempo paiono tentativi interlocutori e un po’ fini a se stessi. Alla fine, si può dire che le cose migliori tornino ad arrivare quando Giannascoli si rimette a scrivere canzoni: ‘In My Arms‘, ‘Cow‘, ‘Crime‘ e soprattutto la conclusiva ‘SongHouse‘ renderebbero orgoglioso Elliott Smith, altra evidente influenza proveniente dai Nineties. Probabilmente Alex G detto Sandy va preso così com’è: come gli altri grandi prolifici contemporanei (quali Ty Segall, Thee Oh Sees e Animal Collective) ha quell’evidente bisogno di portare in superficie tutto quanto gli passa per la testa. Per la maggior parte della sua produzione, così come per la gran parte di questo LP, si è dimostrato un bene che sia così.

VOTO: 🙂



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