Seabear: ‘In Another Life’ (Morr, 2022)

Genere: indie-pop | Uscita: 1 aprile 2022

Dodici anni sono tanti e di cose ne succedono. Anche di più di quelle previste: come una pandemia, che ha ulteriormente rimandato la fine del ‘letargo’ dei Seabear, a suo modo ‘storica’ band islandese, attiva dai primi 2000 e autrice, prima di questo ‘In Another Life‘, di altri tre LP. L’ultimo, ‘We Built A Fire‘, è datato 2010, anno dopo il quale tutti i sei membri del gruppo hanno dato la precedenza ai propri progetti personali. Due di essi, Sindri Már Sigfússon (aka Sin Fang), sostanzialmente il leader nonché fondatore, e Sóley Stefánsdóttir (aka Sóley), con un discreto successo. È stato dunque un piccolo evento, per chi ama il pop delle latitudini nordiche, il loro ritorno in uno studio di registrazione, e ancor di più la concreta pubblicazione del quarto album della loro storia.

Siamo 6 amici che si riuniscono di nuovo 10 anni dopo per fare canzoni e divertirsi“, affermano loro stessi nella nota stampa della Morr Music, l’etichetta tedesca che già li distribuiva a inizio anni ’10. “Siamo rimasti in contatto per tutto questo tempo“, racconta Sindri. “Durante alcune cene tra noi è sempre emersa una domanda: come suonerebbero i Seabear oggi? Dopo aver fato così tante cose insieme, abbiamo pensato spesso al passato, a come tutto era iniziato. È stata questa la causa scatenante della nostra riunione. Ci si riflette anche nei testi, facendo risorgere la nostra giovinezza, le nostre speranze e i nostri sogni.

Una freschezza d’animo che è lampante in ciascuna delle 11 tracce che compongono ‘In Another Life‘, fulgidi esempi di un cantautorato indie-pop allo stesso tempo colto e fruibile, in cui l’ampia strumentazione (oltre alle chitarre e alle tastiere si sentono spesso gli archi e a volte anche i fiati) si sovrappone senza far pesare il proprio spessore. Come nei dischi passati e in quelli solisti di Sin Fang, sono le aperture melodiche la carta vincente del sestetto: accade in brani dall’atmosfera differente, nel folk-pop dell’opener ‘Parade‘ e di ‘I Can Always Tell‘ quanto nelle più ritmate ‘Running Into A Wall‘, ‘Talking In My Sleep‘ o ‘Oslo‘, oppure nel crescendo emotivo di ‘Waterphone‘, tutte canzoni così belle e complete da non mostrare segni di invecchiamento. I Seabear anzi, si confermano assai giovani, prima di tutto nel cuore e nello spirito.

VOTO: 🙂



 

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