Sin Fang: ‘Sad Party’ (Morr, 2019)

Genere: dream-pop | Uscita: 8 novembre 2019

E’ sempre sorprendente constatare come una nazione di soli 330.000 abitanti come l’Islanda riesca a mantenersi, da diversi anni e con assoluta continuità, fucina di talenti musicali di altissimo livello. Alle spalle dei più celebrati come Sigur Rós e Björk, si sono sviluppate carriere meno note, ma non per questo non meritevoli di attenzione e interesse. Uno dei personaggi più rilevanti della scena indipendente islandese degli ultimi 15 anni è senza dubbio Sindri Már Sigfússon, fondatore dei Seabear e da circa un decennio animatore autonomo del progetto Sin Fang.

Sindri inanella melodie appiccicose e seducenti dal 2003, quando quasi per gioco, nel tempo libero lasciatogli dall’università, mise insieme un EP fatto in casa. Per arcane ragioni, quel mini-CD finì alle orecchie dell’etichetta tedesca Tomlab: “Non mi ero mai immaginato un musicista professionista. Era un sogno talmente grande da non aver mai potuto pensare anche solo di poterlo sognare“, racconta in questa intervista al Reykjavík Grapevine. La sua musica in Germania piacque parecchio, tanto che poco dopo un’altra label locale, la Morr Music, gli offrì di incidere un intero LP, e ancora oggi seguita a pubblicare i suoi lavori. Ultimo in ordine di tempo è proprio ‘Sad Party‘, già il sesto album con il moniker Sin Fang dopo i tre con i Seabear.

Il noto trademark compositivo di Sigfússon è presente anche in questo disco, pensato proprio come una festa ma non troppo allegra, una sorta di tributo allo studio di registrazione sito nella periferia di Reykjavik in cui Sindri ha registrato molta della sua musica (compresa questa), ma che a breve sarà chiuso per sempre: “doveva essere non troppo veloce ma neanche troppo lento, non troppo chiassoso ma neanche troppo tranquillo“. Un mood dolce-amaro ideale per lui, che viene splendidamente interpretato in una manciata di perfette pop-song come ‘Hollow‘, ‘No Summer‘, ‘Smother‘, ‘Happiness‘, ‘Never Who I Gonna Be‘ e ‘Constellation‘, tutti brani in cui dream-pop e psichedelia si fondono in un’autentica estasi melodica. ‘Sad Party‘ non è però solo catchiness, parte con uno strumentale ambient di più di sei minuti (‘Planet Arfth‘) ed è intervallato da un paio di sperimentazioni elettroniche, il coinvolgente glitch di ‘Goldenboy Is Sleeping‘ e il malinconico downtempo di ‘Cloudjuice‘. E’ dunque esemplare nell’illustrare il percorso artistico di Sin Fang, probabilmente il musicista islandese più sottovalutato al mondo, del cui talento non è mai troppo tardi venire a conoscenza.

VOTO: 🙂



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