Genere: indie-pop/rock | Uscita: 5 novembre 2021
È un disco post-rehab ‘Valentine‘, il secondo e decisamente atteso album di Lindsey Jordan in arte Snail Mail. L’avevamo lasciata giovanissima, neanche ventenne, esordire con quel ‘Lush‘ che le ha dato le prime gioie professionali, ma anche qualche problema. Tutto quel successo così prematuro l’ha portata a essere ricoverata per 45 giorni in una struttura di riabilitazione in Arizona, nella quale non aveva facoltà di portare con sé alcuno strumento o supporto tecnologico. Soli libri, cavalli, cibo insipido e qualche foglietto di carta dove annotare le sue idee di canzoni, terminate durante l’ulteriore stop alla sua attività musicale provocato dalla pandemia. A Baltimora, a casa dei genitori, ha avuto il necessario tempo e ha potuto ritrovare la giusta concentrazione per scrivere le 10 di questa scaletta.
È stato Brad Cook, recente collaboratore di uno dei suoi idoli, Waxahatchee, ad aiutarla a dare un suono a quelle idee, decisamente più variegate che in passato. Il risultato è un album meno coeso di ‘Lush‘, ma che certamente palesa una indubbia crescita artistica. Lindsey è sempre la stessa ragazza con la chitarra (‘Valentine‘, ‘Headlock‘, ‘Glory‘, ‘Automate‘) ma mostra anche altro di sé, opta sovente per un indie-folk docile e molto meno rumoroso (‘Light Blue‘, ‘c.et. al.‘, ‘Mia‘) e prova ad esplorare anche la via del pop, sebbene di una certa sofisticazione (‘Ben Franklin‘, ‘Forever Sailing‘, ‘Madonna‘).
Alla luce di tutte queste nuove sfumature musicali, la caratterizzazione di Snail Mail come artista si fa meno nitida rispetto a quella molto definita data dall’album di debutto. Pur non mostrando alcun brano debole, ‘Valentine‘ è un disco che rappresenta quella naturale transizione tra adolescenza e maturità che ogni giovane essere umano si trova ad affrontare varcati i vent’anni. Personalmente, la preferiamo ancora quando associa distorsioni a melodie, come in ‘Valentine‘ e ‘Glory‘, i due brani migliori. È con questa formula, più incisiva e adatta alle sue qualità, che riesce nitidamente a distinguersi da una scena cantautorale molto inflazionata. Per una lode completa, però, manca ancora un po’ di personalità, sebbene ‘Valentine‘ sia tutt’altro che un brutto disco.