Tash Sultana: ‘Flow State’ (Mom + Pop, 2018)

Genere: psych-R&B | Uscita: 31 agosto 2018

Aveva solo tre anni Tash Sultana quando ricevette in regalo dal nonno la sua prima chitarra. Non se ne separò più, sebbene fu proprio il suo precoce piglio da rockstar a portarla, ancora teenager, a frequentare cattive compagnie. Le ragazzina cominciò a provare quasi tutte le droghe in commercio (“tranne l’eroina“) e la dipendenza che ne conseguì la condusse, a soli 17 anni, in rehab. Una volta ripulita, fu difficile per lei trovare immediatamente lavoro, così tornò a servirsi della sua chitarra: per guadagnare qualche spicciolo suonando come artista di strada, e per cercare di costruirsi un’audience postando su YouTube le sue canzoni. La sua voce, la sua abilità con gli strumenti e il fatto che nelle sue performance video ne suonasse diversi contemporaneamente, la portarono in cima alle classifiche di visualizzazione con una media di un milione ogni cinque giorni, rendendola una star ancor prima di pubblicare ufficialmente alcunché.

Una junkie divenuta youtuber è una storia per cui ogni autore di X Factor farebbe carte false, e invece la scelta della giovane (classe ’95) cantautrice di Melbourne è stata quella di fare le cose con calma e per bene. Così, ci sono voluti più di due anni dal successo social (seguito da un paio di tour mondiali completamente sold out) all’LP di debutto, peraltro completamente suonato e prodotto in prima persona. Tash opta per una sua personalissima versione di ciò che oggi è comunemente definito R&B, sì zuccherato come le moderne produzioni di genere, ma incredibilmente arricchito da un’abilità di musicista fuori dal comune. Così, un downtempo che parrebbe ultra-radiofonico si vede sommergere di assoli di chitarra che neanche Eric Clapton (come avviene, ad esempio, in ‘Big Smoke‘ e ‘Cigarettes‘), senza che ne venga minata l’accessibilità ma riuscendo a portare le sue composizioni su un piano artistico significativamente più elevato.

E’ dunque questo raro e quindi prezioso approccio a un genere che avrebbe il peccato originale della ridondanza a rendere Tash qualcosa di difficilmente paragonabile alle proposte musicali contemporanee. Ulteriore indubitabile pregio è l’aver riportato la chitarra elettrica al centro di un discorso non esclusivamente di nicchia. Discorso che è anche ricco, perché a fondersi con il rhythm and blues ci sono dilatazioni psichedeliche (‘Balckbird‘), parentesi reggae (‘Mellow Marmalade‘), ammiccamenti hip-hop (‘Mystik‘), mellifluità soft-rock (‘Free Mind‘), senza che si perda la bussola in un’eccessiva transumanza, ma conseguendo al contempo quella profondità emotiva che è prerogativa dei grandi cantautori (come in ‘Pink Moon‘, il brano migliore). Sono queste, in sostanza, concrete motivazioni che fanno intravedere nelle 23enne australiana le stimmate della fuoriclasse.

VOTO: 😀



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