Temples: ‘Hot Motion’ (ATO, 2019)

Genere: psych-rock | Uscita: 27 settembre 2019

Il vero inizio del nostro nuovo viaggio“: cosi sulla loro pagina Facebook i Temples definiscono ‘Hot Motion‘, loro terzo album in carriera e in effetti seguente ad alcuni cambiamenti rilevanti nell’economia del gruppo: innanzitutto la separazione con il batterista Samuel Toms (“per ragioni che non voglio divulgare“, dice lui) e dunque la riduzione dei membri ufficiali a tre, e quindi per il cambio di etichetta, dalla Heavenly Recordings di Jeff Barrett, il primo ad aver creduto in loro, alla ATO Records fondata da Dave Matthews.

Musicalmente pero, i Temples rimangono molto fedeli alla loro linea. Lo si può intuire dalla copertina del disco, che li ritrae capelloni e dandy come se fossero stati catapultati nel 2019 direttamente da fine ’60 o inizio ’70. In ‘Hot Motion‘ c’è, per loro stessa ammissione, un “suono più heavy e dark” rispetto ai due capitoli precedenti, che in realtà si segnala solo in alcuni episodi, come il primo singolo e title-trackHot Motion‘ e ‘The Howl‘, più in qualche riffone sparso qua e là (‘Holy Horses‘, ‘Not Quite The Same‘, ‘Atomise‘). C’è invece grande continuità nelle melodie, psichedelicamente lennonian/harrisoniane e delicatamente sognanti come sempre, cosi che lo stacco rispetto ai due album che hanno preceduto, in fin dei conti, è veramente minimo.

Di sicuro i Temples non sono quel tipo di band da cui ci si può aspettare sperimentali fuochi d’artificio: chi dunque ha molto a cuore la componente sorpresa probabilmente non troverà molto interessante questo disco, che potrà rappresentare invece una solida conferma per gli amanti del pop/rock psichedelico riesploso a inizio decennio corrente. Se l’obbiettivo è l’aggiornata riproposizione di un periodo storico, non si può dire che a ‘Hot Motion‘ sfugga il pieno raggiungimento (molto belle ‘You’re Either On Something‘ e ‘It’s All Coming Out‘). Certo, i Tame Impala qualche carta in più da giocare hanno mostrato di averla.

VOTO: 🙂



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