The Lounge Society: ‘Tired Of Liberty’ (Speedy Wunderground, 2022)

Genere: art-punk | Uscita: 26 agosto 2022

Hebden Bridge non è poi così lontano da Todmorden, quella cittadina in mezzo al nulla dove sono nati i Working Men’s Club. Ma è pure peggio: grande un terzo, non raggiunge neanche i 5000 abitanti e “ha uno strano lato oscuro, soprattutto in inverno. Dal punto di vista geografico è uno dei luoghi più bui e umidi del Paese, con potenziali problemi di droga e alcol ad ogni angolo, per cui si può desiderare di uscire da qui“, racconta Hani Paskin-Hussain, fondatore dei Lounge Society insieme ad Herbie May, con cui si conosce dal liceo e sul palco si scambia chitarra e basso. Sorprendente come da questo buco in mezzo allo Yorkshire dell’ovest sia potuta nascere la band che vanta il record di vendite tra i 7″ d’esordio della Speedy Wunderground. Sì, c’è ancora Dan Carey di mezzo, sia dal punto di vista discografico che della produzione. Dopo Fontaines D.C., Black Midi, Wet Leg e Squid, la presenza del produttore/talent scout rappresenta un’assoluta garanzia di qualità.

I Lounge Society sono soliti “partire con un particolare focus, per poi finire nel caos“, dice Carey. È una calzante descrizione della musica del quartetto inglese, che dichiara di voler “suonare come i Velvet Underground e vendere come i Rolling Stones (ma solo comparativamente, non letteralmente!)” e si definisce “jazz nell’etica, ma rock’n’roll nel suono. Ci sono due filoni: jam folli e il tentativo di scrivere ‘Love Me Do’“, spiega May. Rock, punk, post-punk, e pure qualche synth da club compongono una miscela piuttosto unica nel suo genere, sebbene creativamente vicina all’eclettismo delle nuove giovani band britanniche.

Rispetto ai Black Midi e ai Black Country New Road, ad esempio, i Lounge Society sono più risoluti e maggiormente orientati a scrivere delle canzoni. Che, come sottolineava Carey, si sa come iniziano ma non come finiscono, ma tra ghirigori e frustate riescono a trovare senso e spesso melodia. ‘People Are Scary‘, ‘No Driver‘ e ‘Last Breath‘ sono irriverenti, sincere e calde, ma è un brano come ‘Upheaval‘ a sorprendere, per un’inedita tenerezza che sfocia comunque in rumore. È un talento, il loro, ancora acerbo, ma considerata la giovanissima età (siamo ancora nella teenage), si prefigura un grande futuro. Il presente è un disco solido, divertente, imprevedibile, che non può che essere considerato tra i migliori esordi dell’anno.

VOTO: 😀



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