The Soft Cavalry: ‘The Soft Cavalry’ (Bella Union, 2019)

Genere: dream-pop | Uscita: 5 luglio 2019

I Soft Cavalry presero forma una sera di maggio del 2014: Steve Clarke venne presentato a Rachel Goswell, sarebbe stato il tour manager del tour della reunion degli Slowdive, quello dell’inatteso rilancio di una band divenuta fondamentale a scoppio ritardato. Accadde cosi che quei concerti non servirono solo a rilanciare la carriera della cantautrice scozzese e dei suoi colleghi, le cambiarono totalmente la vita. Un anno dopo Steve e Rachel già convivevano, quello successivo cominciarono a scrivere canzoni insieme, nel 2018 si sono sposati.

I Soft Cavalry sono dunque una storia romantica a lieto fine, ma anche una bella vicenda artistica. Steve aveva vagato in diverse band senza mai trovare continuità e tanto meno notorietà, ma quando, nel 2016, la compagna fondò i Minor Victories, poté finalmente mettere alla prova le sue doti di paroliere. Alcuni suoi testi finirono nell’album che Rachel realizzò insieme a membri di Mogwai e Editors, e gli diedero la definitiva spinta per creare qualcosa in autonomia. Si mise a scrivere senza sosta, l’esperienza della moglie fu fondamentale nell’indirizzarlo sulla retta via compositiva, coadiuvato da un altro famigliare, suo fratello Micheal Clarke, alla produzione, oltre che da amici musicisti tra cui Jesse Chandler, tastierista di Midlake e Mercury Rev.

The Soft Cavalry‘ in quanto album è dunque più un disco di Steve che di Rachel, sono le canzoni di un artista che aveva del potenziale mai messo a frutto che l’Amore con la A maiuscola è riuscito a far emergere. Con gli Slowdive ha qualche assonanza, soprattutto quando è la Goswell a cantare, ma offre molte cose nei ben 56 minuti di durata. Ci sono pezzi molto immediati, ottimi per una radio FM britannica (‘Dive‘, ‘Never Be Without You‘) ma anche tracce piuttosto dilatate (‘Home‘, ‘The Ever Turning Wheel‘), ci sono chitarre (‘The Velvet Fog‘, ‘Careless Sun‘), orchestrazioni (‘The Light Shines On Everyone‘) ma anche beat e tastiere (‘Bulletproof‘, ‘Passerby‘). Pink Floyd, Talk Talk e REM, citati nella nota stampa come riferimenti principali, non sono certo di Glasgow, a dimostrazione di come questo sia a pieno titolo l’LP di Clarke, che peraltro si dice ne abbia già un altro completato e pronto.

La sua creatività è evidentemente pienamente sbocciata, e questo esordio ne è una prova. Steve scrive belle canzoni, formalmente inappuntabili, discretamente complesse e intrinsecamente toccanti; il racconto di incertezze e sofferenze del suo passato di giovane adulto viene emotivamente trasmesso anche dal rincorrersi delle voci dei due coniugi, elemento assolutamente distintivo del progetto. Insomma, il periodo di grazia di Rachel Goswell prosegue, tra il succitato LP dei Minor Victories, il recente album degli Slowdive, i camei nell’ultimo lavoro degli American Football e questo disco, si può a ragione affermare che da quando ha conosciuto Steve Clarke non ne ha sbagliata una.

VOTO: 🙂



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