The Voidz: ‘Virtue’ (Cult, 2018)


E’ ormai chiaro che i Voidz sono il progetto a cui Julian Casablancas tiene di più, anche oltre gli stessi Strokes. Forse perché formato con cinque amici (sul sito della Cult Records vengono definiti “una collaborazione fondata sulla vecchia amicizia e sull’affinità musicale“), forse perché le energie investite in questa band hanno l’ambizione di creare qualcosa di diverso e unico, che lo affranchi dal marchio Strokes (aspetto evidente sin dall’esordio, ‘Tyranny‘ del 2014). Questo sophomore, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto essere più accessibile del debutto: “Il nostro obbiettivo era realizzare un disco che sarebbe potuto piacere a un’audience più ampia. E’ l’album più eclettico che abbia mai fatto. Qui c’è una canzone per tutti“.

In effetti, è corretto affermare la possibilità per chiunque di trovare in ‘Virtue‘ un brano adatto ai propri gusti. Il problema è capire se, tra le 15 tracce in scaletta, sia possibile rinvenirne un secondo. Il nuovo LP di Julian e soci è infatti un album variegato al limite della schizofrenia, che attraversa una moltitudine di generi musicali senza però riuscire a giustificare tanto peregrinare. Ci sono moltissime idee non portate a compimento (anche all’interno di uno stesso brano), che anziché consolidare l’album finiscono per creare confusione, rovinando quanto di buono fatto fino a poco prima. Un limpido esempio è ‘Pyramid Of Bones‘, che sarebbe anche un buon pezzo hard-rock se a un certo punto non intervenissero improvvise rullate al limite del death metal. C’è infatti anche un grosso problema di scelte stilistiche azzardate che sfociano nel kitsch, come in ‘QYURRYUS‘, ‘All Wordz Are Made Up‘, ‘My Friend The Walls‘; per non parlare del rumore di ‘Black Hole‘ e ‘We’re Where We Here‘. Alla fine, le cose migliori sono quelle che più si avvicinano alla band più celebre, come ‘Leave It In My Dreams‘, ‘Permanent High School‘ o la spoglia ‘Think Before You Drink‘ (forse proprio perché spoglia). Troppo poco per far venire voglia di ri-cimentarsi nell’ascolto di questo disco.

VOTO: 🙁



 

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