Tindersticks: ‘Distractions’ (City Slang, 2021)

Genere: experimental-pop | Uscita: 19 febbraio 2021

Oltre a molte altre cose molto più serie e, purtroppo, tristi, la pandemia e i conseguenti lockdown hanno rappresentato una sorta di nemesi per ‘No Treasure But Hope‘, l’album dei Tindersticks uscito circa un anno e mezzo fa. Una solidissima prova di vitalità per una band che in questi mesi compie 30 anni di carriera, registrata in Grecia, imperniata sulle relazioni umane e composta in totale isolamento tecnologico. Tutti aspetti impossibili da replicare per quello che sarebbe stato il suo successore, in verità già indirizzato su un differente approccio ben prima dell’obbligatorietà del distanziamento sociale: “Penso che il confinamento abbia fornito un’opportunità a qualcosa che stava già accadendo. È sicuramente una parte dell’album, ma non una reazione ad esso“, racconta Stuart Staples nella press-release della City Slang, l’etichetta che distribuisce quello che è il 13° LP della storia della sua band.

Sin da ‘Man Alone (Can’t Stop The Fadin’)‘, il primo brano di una scaletta numericamente limitata (7 sole tracce), è evidente come ‘Distractions‘ sia stato costruito in maniera molto differente rispetto all’opera che lo ha preceduto. Il giro di basso che si ripete in loop per quasi 11 minuti, la voce grave del frontman, quei cori quasi beffardi, portano l’ascoltatore in un paesaggio sonoro minimale, cupo e claustrofobico da dove sembra impossibile sfuggire. L’esatto contrario delle ariose aperture orchestrali per le quali i Tindersticks sono diventati celebri. Analogamente straniante è il cantato quasi spettrale della successiva ‘I Imagine You‘, come se a un certo punto la band di Nottingham avesse deciso di procedere per sottrazione piuttosto che seguitando a sovrapporre stratificazioni ed amalgamare strumentazione: “Questo disco è l’opposto di ‘No Treasure But Hope’, nel senso che tutti nella band abbiamo usato la nostra musicalità in maniera diversa“, conferma Staples, “e così ha finito per prendere una diversa forma.” ‘Tue-Moi‘, brano dedicato ai terribili fatti del Bataclan, ridipinge quello stesso grigiore emozionale che avvolge anche la conclusiva ‘The Bough Bends‘, il pezzo più interessante tra gli inediti, l’unico che non si rassegna alla ripetitività stagnante sebbene con uno sviluppo non certo succinto (9’36”).

Un’analoga e marcata riconfigurazione l’hanno subita anche le tre cover incluse nell’album: ‘A Man Needs A Maid‘ di Neil Young, ‘The Lady With The Braid‘ di Dory Previn e ‘You’ll Have To Scream Louder‘ dei Television Personalities. Rappresentano il grande limite di questo disco, finendo per frenare parecchio il discorso intrapreso sia in quanto brani non originali, sia perché stilisticamente piuttosto distanti dalla metà inedita del lavoro. Fanno sembrare ‘Distractions‘ un incompiuto, apparendo come meri riempitivi per il raggiungimento di un minutaggio da LP. Insieme a una sperimentazione di per sé encomiabile, ma che finisce per offuscare quelle che sono le qualità migliori della stimata band inglese, fanno di questo disco un tentativo non del tutto riuscito, e all’interno di una così ricca discografia, un trascurabile passaggio interlocutorio.

VOTO: 🙁



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