Tony Molina: ‘Kill The Lights’ (Slumberland, 2018)

Genere: indie-pop | Uscita: 27 luglio 2018

Nato nel 1985 a Millbrae, nel nord della California, Tony Molina ha manifestato il proprio amore per la musica sin da quando era teenager. Nell’età – per definizione – della ribellione, ha suonato in diverse band punk-hardcore, ma già allora aveva parallelamente esplicitato una grande passione per altre due componenti: le ballate acustiche e le canzoni molto brevi. Risalgono all’adolescenza, infatti, i primi tentativi di composizione di quello che sarebbe diventato il suo trademark, ovvero i brani bonsai.

Fu però solo nel 2013 che Tony pubblicò il primo album album a proprio nome, dopo alcuni tentativi con il moniker di Ovens. ‘Dissed And Dismissed‘ conteneva 12 tracce che duravano in totale solamente 11 minuti, con la più lunga che raggiungeva il minuto e 47 secondi. Erano pezzi piuttosto rumorosi, in cui si rivelavano determinanti il suo passato di punk-rocker e la personale passione per Weezer e Teenage Fanclub. Fu con il mini-album dello scorso anno, ‘Confront The Truth‘ (davvero mini: 8 brani in 10 minuti) che Tony cominciò a rimpiazzare la chitarra elettrica con l’acustica, e a propendere per un suono più intimo e melodicamente vintage, con evidenti rimandi a Beatles (sponda Harrison), Byrds e Simon & Garfunkel.

Questo ‘Kill The Lights‘, 10 canzoni in 14 minuti (con la più lunga di 2’26”), sembra essere l’approdo definitivo per il cantautore californiano: il suo indie-pop è ancora più zuccheroso, le corde sono aumentata a 12 e colpite frequentemente con le dita. C’è però una componente malinconica, che evidentemente deriva da una recente separazione sentimentale (sono eloquenti dei titoli come ‘Now That She’s Gone‘, ‘When She Leaves‘ e ‘Before You Go‘), che conferisce al disco anche un lato emozionale, pienamente percepibile nonostante la brevità. Il paragone si sposta quindi a Elliott Smith (‘Look Inside You Mind‘) e ancora ai Teenage Fanclub, ma quelli della seconda parte di carriera (‘Jasper’s Theme‘). Ciò che colpisce è come le dieci tracce non presentino cali qualitativi né empatici, tanto da far pensare a cosa avrebbero potuto aspirare se sviluppate su una durata più vicina agli standard. Così come sono, quanto meno, richiedono poco tempo: se avete 14 minuti liberi, utilizzateli per dare un ascolto a queste brillanti canzoncine.

VOTO: 🙂



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