Trace Mountains: ‘House Of Confusion’ (Lame-O, 2021)

Genere: alt-country | Uscita: 22 ottobre 2021

Non è stato fortunatissimo, Dave Benton. A inizio 2020, quando stava per uscire l’ottimo ‘Lost In The Country‘, è arrivata la pandemia. Così, non ha potuto passare all’incasso di un tour per le tante recensioni positive ricevute e anzi, economicamente le cose sono andate pure peggio, avendo anche perso il posto di lavoro. L’unico guadagno per colui che artisticamente si fa chiamare Trace Mountains è stato l’aumento del tempo libero a sua disposizione, talmente tanto da permettergli di migliorare la sua tecnica con la chitarra, di scrivere immediatamente delle nuove canzoni e di girare parecchi studi per registrale: dalle montagne dello stato di New York all’Hudson River, per tornare nel suo appartamento di Brooklyn e spostarsi nuovamente a Denver, Colorado. ‘House Of Confusion‘ è dunque un disco concepito in isolamento e inciso in mobilità, e per un viaggio on the road potrebbe in effetti fungere da appropriata colonna sonora.

L’indie-pop/rock molto catchy dell’album precedente lascia infatti spazio a una vena country/folk per cui le strade americane potrebbero essere l’habitat ideale, senza però che si infici l’estrema rotondità delle sue composizioni. “Una via di mezzo tra Wilco e Death Cab For Cutie” è una definizione utile a rendere l’idea di cosa ci sia in questo disco, anche se l’ascolto maggiormente reiterato durante la fase di scrittura è stato Hiss Golden Messenger, e la press-release menziona Tom Petty, Built To Spill e Emmylou Harris. Il viaggio è anche una sorta di concept da cui giungono le immagini, a volte reali a volte astratte, che animano le 11 tracce che compongono la scaletta.

Quello che poi colpisce sempre parecchio dei dischi firmati Trace Mountains e la bontà delle melodie, che rendono ciascuna delle canzoni di Benton un piccolo gioiellino. Analogamente a ‘Lost In The Country‘, anche ‘House Of Confusion‘ non presenta cali qualitativi e, anzi, appare un’opera più matura, che non disdegna qualche digressione dal canovaccio principale, come i synth di ‘Late‘ e le chitarre elettriche di ‘Eyes On The Road‘. ‘Seen It Coming’, ‘If You Do‘, ‘IDK‘ e ‘The Moon‘ sono invece i passaggi migliori dell’ampia manciata di brani prevalentemente acustici. Danno conferma delle qualità di cantautore di Dave, e rendono gradevolissimi i 40 minuti scarsi necessari all’ascolto di questo album.

VOTO: 🙂



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