Travis: ‘10 Songs’ (BMG, 2020)

Genere: brit-pop | Uscita: 9 ottobre 2020

Era un po’ di tempo che Fran Healy non si occupava in maniera così completa dei Travis: “Non riesco a pensare a più cose nello stesso momento, e negli ultimi 14 anni ho dato la precedenza all’essere un buon padre“. Clay, il figlio nato nel 2006 (il titolo dell’album del 2007, ‘The Boy With No Name‘, era stato ispirato proprio dalla sua nascita), è ormai un teenager. Anche piuttosto sveglio, se è vero che è stato proprio lui a spronare il genitore perché tornasse alla principale passione della sua vita: “Papà, penso che ti debba occupare della band adesso. Vorrei davvero che lo facessi.” E così Fran ha fatto, riprendendo a scrivere un album per intero, senza l’aiuto dei colleghi di una vita, tornati in disparte come ai tempi, gloriosi, di ‘The Man Who‘ (1999).

E che tempi: quel sophomore giunse a 9 dischi di platino nel solo Regno Unito, arrivando a vendere più di due milioni e mezzo di copie. E pensare che i Travis avevano aperto la loro carriera con un disco molto più rock (‘Good Feeling‘, 1997) e che le prime recensioni di quelle 10 canzoni divenute storiche le avevano bollate come “troppo deprimenti“. Solo poche settimane dopo, fu evidente come il quartetto di Glasgow avesse avuto pienamente ragione, ritagliandosi anche un grande spazio “commerciale” tra chi non riusciva a seguire più la colta evoluzione dei Radiohead. Quel disco si rivelò più importante di quanto fosse apparso allora, aprendo la strada ai neo-melodici del post brit-pop come Coldplay e Keane. Conteneva due capolavori, ‘Driftwood‘ e ‘Why Does It Always Rain On Me?‘, assolutamente di pubblico dominio ancora oggi.

E sarà che questo disco arriva poco dopo i festeggiamenti per i 20 anni di ‘The Man Who‘, sarà che il figlio di Fran ora e grande e può badare a sé stesso, sarà che le canzoni in scaletta tornano a essere dieci, ma ‘10 Songs‘ appare dignitosissimo erede di quello che fu, a suo modo, un masterpiece. “Fare cose semplici oggigiorno è una scelta radicale“, afferma provocatoriamente Healy in questa intervista, ma sembra essere stata la strategia vincente per la scrittura di queste sue nuove canzoni, il cui livello è il suo più alto degli ultimi 10 anni: “Sono un cacciatore di melodie, sempre alla ricerca di quella piccola pepita d’oro che posso trasformare in qualcosa“, spiega il cantautore scozzese, che per il nono album della storia dei Travis ha messo momentaneamente da parte la chitarra per comporre al pianoforte: “con la chitarra non usciva più niente, ho dovuto cambiare il piccone“, è la sua calzante metafora.

Si capisce dal brano di apertura, ‘Waving At The Window‘, come a questo giro Fran sia particolarmente ispirato, e si ricomincia ad avvertire quel tepore malinconico e nostalgico emanato dalle migliori composizioni che portano la sua firma. In ‘10 Songs‘ accade abbastanza frequentemente: nel succitato opener, in ‘The Only Thing‘ (cantata insieme a Susanna Hoffs delle Bangles), in ‘Butterflies‘, nei singoli ‘A Ghost‘ e ‘Kissing In The Wind‘, in in certo qual modo anche in ‘Valentine‘, il suo pezzo più rock dai tempi di ‘All I Wanna Do Is Rock‘. “Come ritrovare dei vecchi amici” è un’espressione parecchio abusata nelle recensioni, ma in questo caso calza a pennello, soprattutto perché la fiducia in loro era, con gli anni, forse un po’ scemata. E invece, eccolo qui un bel disco dei Travis, e il piacere è doppio: per l’amico Fran, e per queste sue 10 riuscitissime canzoni.

VOTO: 🙂



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