Genere: chamber-pop | Uscita: 18 novembre 2022
Molto è cambiato negli ultimi tre anni per Natalie Mering. Ovvero, da quando ‘Titanic Rising‘, che era già il suo quarto album con lo pseudonimo Weyes Blood, ha riscosso quel successo di pubblico e critica agognato sin dai tempi in cui la musicista americana militava in band di rock duro dalle denominazioni assai meno tranquillizzanti della musica che fa oggi, come Jackie O-Motherfucker o Satanized. Un’evoluzione artistica e personale che ha allontanato Natalie dalle chitarre rumorose, dalle parolacce e dal diavolo e l’ha avvicinata alle angeliche ed eleganti armonie orchestrali di cui anche ‘And In The Darkness, Hearts Aglow‘ (che dunque è il suo quinto LP in carriera) è ricchissimo.
C’è sempre Jonathan Rado dei Foxygen a dirigere, insieme a lei, il traffico dell’ampia strumentazione e delle complesse stratificazioni che già erano il trademark del disco precedente. “‘Titanic Rising’ è stato il primo di tre album di una speciale trilogia“, afferma la Mering in una nota stampa scritta interamente di suo pugno. “Era un’osservazione delle cose che sarebbero successe, la sensazione di un destino imminente. ‘And In The Darkness, Hearts Aglow’ parla dell’ingresso nella fase successiva, quella in cui ci troviamo tutti oggi; ci siamo letteralmente nel mezzo. Cercando un significato in un’epoca di instabilità e di cambiamenti irrevocabili“. Si è pertanto al cospetto di un seguito nel senso più autentico del termine, un disco che mantiene l’elevato livello del suo predecessore sia sul piano musicale quanto su quello testuale e interpretativo. Sono, quelle in scaletta, otto canzoni che aspirano a un elevato ideale di bellezza, dalla vetta del quale lanciare moniti sul destino del pianeta e di chi lo abita.
Cambiamento climatico, individualismo imperante e la fugacità di vite che si consumano preminentemente online sono tematiche ricorrenti nella produzione artistica contemporanea, che non avrebbero lo stesso risalto se non fossero cantate da una voce così soave (sui media sempre più frequentemente paragonata a quella di Joni Mitchell) e musicate da un tale lussureggiante agglomerato sonoro. È dunque un disco, ‘And In The Darkness, Hearts Aglow‘, che non può che dipendere da una rilevante componente formale, aspetto che generalmente non si trova all’apice della scala di valori di chi vi scrive. Ha però il pregio di poter esibire ottimi spunti anche dal punto di vista sostanziale, soprattutto in brani come ‘It’s Not Just Me, It’s Everybody‘, ‘Children Of The Empire‘, ‘Twin Flame‘ e ‘The Worst Is Done‘, che mischiano antico e moderno con grande stile e anche una certa, inedita, immediatezza. Rendendolo, al netto dei gusti personali, un lavoro di indubbio spessore.
VOTO: 🙂