Whispering Sons: ‘Several Others’ (PIAS, 2021)

Genere: post-punk | Uscita: 18 giugno 2021

Non c’è dubbio che in Belgio sappiano come coltivare i propri talenti musicali. Fin da piccoli, verrebbe da dire, vista la schiera di grandi festival (Pukkelpop, Rock Werchter, Dour, per fare qualche esempio) a disposizione di una popolazione di poco più di 11 milioni di abitanti. Sostanzialmente, accade questo: finita la stagione scolastica i giovani fiamminghi e valloni partecipano per tradizione ad almeno una tre-giorni musicale, in cui possono ammirare coi propri occhi almeno una trentina di esibizioni. Difficile non venga voglia di prendere in mano uno strumento, a quel punto, considerato anche quanto stampa e media seguitino a creare l’humus culturale più idoneo. Ad esempio, Humo, un magazine di cronaca e costume, dal 1978 organizza ogni due anni il ‘Rock Rally‘, prestigioso concorso per band emergenti. Indovinate un po’ chi lo vinse nel 2016? Proprio i Whispering Sons, che grazie all’ambito riconoscimento cominciarono a suonare in giro per tutto il paese (e anche oltreconfine).

Sono stati gli Editors a conferire loro lo status di band internazionale, portandoli con sé nel tour del 2019. Era stato ‘Image‘, l’esordio dell’anno prima, a colpire Tom Smith e soci a tal punto da farli diventare gli opener fissi dei loro concerti. Quel disco non era stato notato soltanto dalla band inglese, a dire il vero. Il loro post-punk cupissimo, vigoroso e intenso aveva convogliato gli entusiasmi dei cultori di genere di tutta Europa, per i quali una vocalità come quella della frontwoman Fenne Kuppens non può che rappresentare la classica ciliegina sulla torta. Kobe Lijnen, il chitarrista, è l’altra eccellenza creativa del quintetto: le sue chitarre taglienti sono un’altra estasi nostalgica per chi ancora conserva il santino di Ian Curtis sul comodino.

Peraltro ‘Several Others‘, il sophomore della band belga, è musicalmente un indiscutibile passo avanti: la grande esperienza accumulata live ha certamente reso più sicuri di sé stessi i cinque ragazzi di Leuven, ma anche ambiziosi: un brano come ‘Screens‘, in cui una martellante drum machine si fa accompagnare dalla soavità di un pianoforte è certamente qualcosa di spiazzante quanto intrigante, ancor di più se la voce baritonale di Fenne declama versi da aspirante Nick Cave. È una magia che si ripete in ‘Aftermath‘, che lascia la creazione dell’atmosfera quasi esclusivamente a piano e voce. Un tale pathos e una tale intensità i Whispering Sons li sanno sapientemente strutturare anche rientrando nella proprio comfort zone: ‘Dead End‘, ‘Heat‘, ‘(I Leave You) Wounded‘ e ‘Flood‘ sono, a proposito, esemplificative, sebbene legate a doppia mandata al genere di riferimento. E’ chiaro che ‘Several Others‘ potrà essere maggiormente apprezzato da chi è da tempo sintonizzato su queste coordinate, ma non si sottovaluti una giovane band che riesce a risultare credibile declinando a proprio modo il post-punk, a oltre 40 anni dalla sua emersione.

VOTO: 🙂



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