Wolf Parade: ‘Thin Mind’ (Sub Pop, 2020)

Genere: art-rock | Uscita: 24 gennaio 2020

Sembravano una band al capolinea, i Wolf Parade: il lungo iato tra il 2011 e il 2016 aveva fatto pensare che i due leader del gruppo, Spencer Krug e Dan Boeckner, avessero definitivamente optato per le proprie carriere soliste. Invece, in poco meno di due anni e quattro mesi sono arrivati ben due nuovi LP, e nemmeno la fuoriuscita dell’ex Hot Hot Heat Dante DeCaro ha scalfito il nuovo corso della band canadese, tornata alla sua line-up fondativa della prima metà degli ’00, ai giorni in cui oltre a Spencer e Dan c’era solo il batterista Arlen Thompson.

Questo durevole ritorno sulle scene non ha di certo deluso i fan storici, gli ingredienti tradizionali sono pressapoco gli stessi dei tempi di ‘Apologies To The Queen Mary‘ (2005): alternanza alla scrittura e alla voce dei due frontman, con Krug che seguita a mettere in campo quel tocco un po’ arty/boweiano e Boeckner che giunge inesorabilmente dritto al punto, da inguaribile punk-rocker amante dei sintetizzatori. Come nel precedente ‘Cry Cry Cry‘ (2017) è Krug a scendere a compromessi, normalizzando le canzoni scritte in proprio, semplificate nella struttura e limitate nella durata.

E’ dunque altrettanto godibile ‘Thin Mind‘, titolo critico nei confronti della moderna tendenza a prediligere i contenuti di facile assimilazione proposti dai social media. Scorre con grande energia e la consueta classe, senza manifestare punti deboli, ma neanche quel tocco di genio che si attribuiva ai Wolf Parade nella prima parte della loro carriera. Spencer, Dan e Arlen seguitano nel riproporre se stessi con grande orgoglio e una rinnovata efficacia: il tris iniziale, ‘Under Glass‘, ‘Julia Take Your Man Home‘ e soprattutto ‘Forest Green‘ non lascia campo a fraintendimenti, rafforzato dalle successive ‘The Static Age‘, ‘Wandering Son‘ e ‘Town Square‘. Il quinto album in carriera del trio di Montreal è un vero e proprio ritorno alle origini: “Mi sono sentito per molti versi come quando abbiamo registrato il primo disco“, afferma emblematicamente Boeckner. I pregi e i difetti di ‘Thin Mind‘ stanno tutti qui, con i primi che – per essere chiari – superano abbondantemente i secondi.

VOTO: 🙂



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