Wooden Shjips: ‘V.’ (Thrill Jockey, 2018)

L’estate del 2017, per chi vive a Portland, non è stata solo quella successiva all’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti d’America. E’ stata anche l’estate dell’Eagle Creek Fire, l’incendio che ha bruciato più di 20.000 ettari di foresta e fatto poggiare in città più di due centimetri e mezzo di cenere. Ripley Johnson ogni sera se ne stava seduto in veranda a guardare quello ‘spettacolo’: “Osservavo la cenere cadere come fosse neve e il cielo che pareva infuocato. Sembrava l’apocalisse.” Che sarebbe stata una stagione difficile da dimenticare era piuttosto chiaro, tanto più considerando che Ripley e i suoi compagni stavano già lavorando a quello che avrebbero voluto fosse il loro “summer record“.

Se si ascoltano le composizioni del quinto album dei Wooden Shjips pensando alla lunga barba del loro frontman che, da sotto il portico, punta verso le montagne infuocate, tutto acquista parecchio senso. Di “disco dell’estate“, così come lo intendiamo dalle nostre parti, non vi è nemmeno l’ombra; l’unico tormentone ricorrente sono le chitarre di Ripley, incalzate da una sezione ritmica che rende perfettamente l’apprensione che si doveva respirare (nel vero senso del termine) nel cortile di casa Johnson. ‘V.‘ è, invero, un onirico trip psichedelico di 42 minuti volto all’estraniamento dall’angosciosa realtà e speranzoso di un risveglio in un contesto pacificato. Il suo grande pregio è il coinvolgimento dell’ascoltatore, che non riesce a sottrarsi al suo incedere sia nei suoi momenti di maggior tensione (‘Eclipse‘, ‘Red Line‘, ‘Golden Flower‘) che in quelli più rassicuranti (‘Staring At The Sun‘, ‘Ride On‘), con i primi guidati dalla stella polare dei Velvet Undergound, e i secondi da quella di Neil Young. Il suono costruito a tal fine dai Wooden Shjips ne è il fattore caratterizzante, nonché la componente decisiva per il suo positivissimo compimento.

VOTO: 🙂



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