Woods: ‘Strange To Explain’ (Woodsist, 2020)

Genere: psych-folk | Uscita: 22 maggio 2020

Da quando si sono formati, era il 2005, i Woods sono sempre stati impegnati a registrare qualcosa o a suonarlo in tour. Una densità creativa pazzesca ha consentito loro di realizzare 10 album in 10 anni, dal 2007 al 2017, oltre a una serie interminabile di singoli, EP e altri dischi con progetti paralleli. Tutti pubblicati con l’etichetta di loro fondazione, la Woodsist, non a loro uso esclusivo, e divenuta un piccolo culto come il quintetto stesso, la cui fama è cresciuta gradualmente ma inesorabilmente. Schivi, certo non inclini alla frequentazione dello showbiz, i Woods si sono guadagnati autonomamente tutto quanto conseguito in una carriera nella quale il riconoscimento più alto è senza dubbio il pieno coinvolgimento nell’ultimo album della vita di David Berman, come membri effettivi dei Purple Mountains nonché produttori dell’omonimo LP pubblicato lo scorso anno.

E’ probabilmente questa una delle ragioni per cui ‘Strange To Explain‘ giunge con il distacco temporale più ampio rispetto al lavoro precedente, ‘Love Is Love‘ (2017). In realtà in questi ultimi tre anni sono successe molte cose: il frontman Jeremy Earl ha avuto un bambino, il co-leader Jarvis Taveniere si è trasferito da New York alla California, dilatando di parecchie miglia il coeso nucleo creativo della band. Giunto sulla costa ovest, però, non è rimasto con le mani in mano, convertendo una vecchia abitazione di Stinson Beach in un equipaggiatissimo studio di registrazione dove gli altri quattro membri del gruppo sono andati a incidere questo undicesimo capitolo della loro discografia sulla lunga distanza.

E’ proprio un tramonto sulla spiaggia il mood che spontaneamente si materializza ascoltando le 11 placidissime tracce di ‘Strange To Explain‘, uno degli album in assoluto più psichedelici della band newyorkese, ma anche quello meno brioso. I titoli delle canzoni parlano di sogno, sonno, luce del giorno, vento, mare, come se i Woods avessero una palpabile necessità di relax dopo tutti quegli anni passati a fare musica senza soluzione di continuità. Non è probabilmente un caso che questo disco sia intenzionalmente costruito sulle tastiere: “Volevamo fare qualcosa che fosse meno dipendente dalle chitarre”, afferma Earl in questa intervista, e in quest’altra aggiunge “Cominciare a scriverlo è stato per me una fuga dalla realtà e dalle ansie quotidiane. Essere nel primo anno di vita di un neonato fa sì che tutto ruoti intorno al sonno, sia per me che per mia figlia e per mia moglie, come in un perenne stato onirico“.

In effetti quello di ‘Strange To Explain‘ è autentico dream-folk soft e psichedelico, in cui il falsetto del frontman trova adeguatissimo adagio nel tappeto di tastiere, chitarre acustiche, percussioni e fiati costruito con la sapienza di musicisti di lunghissima esperienza e di smisurato talento. Non è forse l’album più appagante in assoluto tra quelli in curriculum, perché manca quel brano assolutamente trascinante di cui molti dei loro dischi sono provvisti (come furono i mitici ‘Politics Of Free‘, ‘Sun City Creeps‘ o ‘Moving To The Left‘). E’ però un’altra grande prova da parte di una band che non sembra poter mai scendere di livello, che una volta di più riesce, nonostante l’approccio più compassato, a mantenere alta l’attenzione di chi la ascolta anche nei passaggi più dilatati (‘Where Do You Go When You Dream‘, ‘Can’t Get Out‘, ‘Weekend Wind‘). Anche per questo, e per canzoni quali ‘Before They Pass By‘, la title-trackStrange To Explain‘ e ‘Be There Still‘, si conferma essere sempre un piacere ascoltare i Woods.

VOTO: 🙂



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