Yves Tumor: ‘Heaven To A Tortured Mind’ (Warp, 2020)

Genere: art-soul | Uscita: 3 aprile 2020

Per dare un’idea della versatilità di Yves Tumor, basta prendere nota dei frequenti cambi di residenza del musicista nato a Knoxville, Tennessee. San Diego, Los Angeles, Lipsia, Miami, Berlino, persino Torino, città in cui Wikipedia sostiene risieda, sebbene in merito non ci siano conferme. E’ peraltro piuttosto difficile entrare in contatto con lui: il suo profilo Instagram pubblica solamente le grafiche ufficiali dei suoi dischi, e di interviste recenti non se ne riescono a trovare.

Nessuno, dunque, ha ancora potuto chiedergli perché un produttore di elettronica sperimentale, di punto in bianco, se ne sia uscito con un album di canzoni. Oppure, dove abbia nascosto tutto questo tempo la voce che si ascolta diffusamente in ‘Heaven To A Tortured Mind‘, che sarebbe il suo quarto album in carriera, ma è che talmente altra cosa dai lavori precedenti da poter essere paragonato a un esordio. Un esordio che peraltro ha una grossa componente analogica, sebbene faccia capolino con regolarità qualche beat e qualche rumore di disturbo. E’ un disco che coniuga nella maniera più coesa possibile art-rock e musica preminentemente black come soul e funk, come se il Pharrell dei tempi dei N.E.R.D. fosse improvvisamente diventato il frontman dei TV On The Radio.

Quantomeno per omonimia, d’altro canto, uno che all’anagrafe fa Sean Bowie un’ascoltata alle opere del Duca Bianco deve averla data, e nel suo caso è abbastanza palese quanto queste abbiano potuto incidere. Non tanto a livello stilistico, ma di un approccio che punta a rendere le composizioni melodicamente brillanti ma tutt’altro che limpide, come accade per esempio in ‘Medicine Burn‘, brano in cui il Tumor interprete emerge senza equivoco alcuno nonostante la sua voce venga coperta per quasi tutta la durata del pezzo da chitarre aggrovigliate e distorte. O anche nel singolo ‘Kerosene!‘, che parte come un dolce duetto (con Diana Gordon) ma che prosegue cavalcando un lunghissimo assolo di elettrica che serpeggia tra primo piano e sfondo. ‘Heaven To A Tortured Mind‘ viaggia per tutta la sua durata in continua dialettica tra melodia e rumore, tra rassicurazione ed inquietudine. Ha alcune tra le migliori canzoni uscite quest’anno (‘Gospel Of A New Century‘, ‘Identity Trade‘, ‘Dream Palette‘, ‘Super Stars‘, oltre le due sopracitate), ma anche quel qualcosa, anzi quel molto, che lo rende speciale.

VOTO: 😀



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