Genere: post-punk | Uscita: 12 aprile 2019
Era da un po’ che non si vedeva una rockband mettere d’accordo (quasi) tutti. Ci sono riusciti, da veri e propri emergenti, i Fontaines D.C., cinque ragazzi della periferia di Dublino che suonano insieme da appena tre anni, arrivati a postare il primo singolo su Spotify non molto più che dodici mesi fa. Grian Chatten (voce), Carlos O’Connell (chitarra), Conor Curley (chitarra), Conor Deegan III (basso) e Tom Coll (batteria) non si preoccupano di citare più o meno esplicitamente i mostri sacri della storia del rock come Ian Curtis, Lou Reed, Joe Strummer, Robert e Mark E. Smith, Iggy Pop, i fratelli Gallagher, oltre all’immancabile idolo locale Shane McGowan. La loro è una sfrontatezza, mista a rabbia e disillusione, che solo chi ha vent’anni oggi può esibire.
E’ una grinta che gli deriva anche dal luogo in cui sono cresciuti celebrato diffusamente all’interno di questo disco. E’ proprio la capitale irlandese la fonte d’ispirazione di molto di quanto è contenuto in ‘Dogrel‘, termine dialettale che vuole indicare “una poesia un po’ stupida o scritta male“. I Fontaines D.C. si considerano del resto cinque amici “che vanno in giro per bar a bere e scrivere versi“, e che sentono la necessità di decantare il “romanticismo” che dalle loro parti “si sta perdendo“. Soprattutto nel loro quartiere, The Liberties, così chiamato perché in passato gli abitanti si prendevano la libertà di derubare chiunque avesse la malsana idea di recarvisi. Oggi è comunque il posto in città “dove accadono la maggior parte delle cose“, che è proprio ciò su cui si concentra questa sorta di neorealismo dall’accento marcatamente gaelico e ricco di citazioni letterarie (rigorosamente Irish) che riempie le loro canzoni.
Con esso il (post-)punk di fine ’70 torna a essere il mezzo migliore per sfogare la propria frustrazione, ma anche per affermare la propria ambizione. La partenza a cento all’ora con la sincopata ‘Big‘, l’ipnotica ‘Sha Sha Sha‘ e l’intensissima ‘Too Real‘ è da pietra miliare, ha un’intensità, un’urgenza e una sincerità sbalorditive, ribadite ulteriormente in altre autentiche eccellenze quali ‘Television Screen‘, ‘Roy’s Tune‘, ‘Liberty Belle‘ e ‘Boys In The Better Land‘. Come in tutti grandi album rock, anche in ‘Dogrel‘ ci sono chitarre ruvide, oblique e imprevedibili a foraggiare le declamazioni di un grande frontman: Grian Chatten pare il classico next door boy appena uscito dal college, ma in realtà scrive e interpreta con un’attitudine e una versatilità da rockstar carismatica. Probabilmente lo diventerà, appena si renderà conto di avere tutte le carte in regola per esserlo: gli basterà andare a risentirsi l’incredibile album di debutto che ha realizzato insieme ai suoi amici. Ad oggi, senza dubbio alcuno, il miglior esordio dell’anno.