Disq: ‘Desperately Imaging Someplace Quiet’ (Saddle Creek, 2022)

Genere: college-rock | Uscita: 7 ottobre 2022

Non sono stati molto fortunati, i Disq, con il loro disco d’esordio. Sebbene ‘Collector‘ (2020) sia riuscito a ottenere pareri unanimemente positivi, la comparsa della pandemia non ha permesso alla giovane band di Madison (Wisconsin) di andarlo a suonare dal vivo. Il quintetto non ha potuto fare altro che mettersi a comporre nuove canzoni, potendo usufruire di un bel po’ di tempo per perfezionarle prima che entrassero a fare parte della scaletta di ‘Desperately Imaging Someplace Quiet‘, sophomore uscito lo scorso ottobre, caratterizzato da due principali novità: la ‘promozione’ di Matt Schuessler da ingegnere del suono a produttore, e l’ingresso tra i songwriter del gruppo d(i cui facevano parte esclusivamente i due membri fondatori, il chitarrista Isaac DeBroux-Slone e il bassista Raina Bock), dei due chitarristi Logan Severson e Shannon Conor.

È anche per questo che il secondo album dei Disq suona così vario, sebbene sempre ancorato a quegli anni ’90 che i componenti del gruppo hanno visto sì e no dalla culla. Alla stregua del lavoro precedente, lo studio della materia appare portato a termine con dovizia di particolari, e come recita la press-release della Saddle Creek (l’etichetta che lo pubblica), ascoltando queste canzoni “è facile immaginare di trovarsi nel 1998“. I Lemonheads (‘This Time‘, ‘If Only‘), i Weezer (‘The Hardest Part‘, ‘Tightrope‘, ‘Meant To Be‘), ma anche l’indie-pop britannico (‘Cujo Kiddies‘, ‘Charley Chimp‘) e un certo psych-folk americano (‘Prize Contest Life‘, ‘The Curtain‘) paiono essere ben più che fonti di ispirazione per il quintetto, quasi dei calchi su cui modellare le proprie composizioni.

Sono però delle riproduzioni assolutamente ben realizzate quelle dei Disq, godibili, divertenti, energiche e provviste di ritornelli assai cantabili. Non fanno intravedere ancora un percorso definito, e probabilmente si gioverebbero di un maggior amalgama, ma fanno assolutamente venire voglia di assistere a quei concerti così a lungo rinviati. E per una guitar-band come la loro, non è aspetto di poco conto.

VOTO: 🙂



 

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