Leonard Cohen: ‘Thanks For The Dance’ (Legacy, 2019)

Genere: dark-folk | Uscita: 22 novembre 2019

I was always working steady, I never called it art. I got my shit together, meeting Christ and reading Marx“: inizia così ‘Happens To The Heart‘, primo brano in scaletta di ‘Thanks For The Dance‘, quindicesimo e ultimo LP in studio dell’inarrivabile carriera di Leonard Cohen. E’ una frase breve, una sorta di auto-epitaffio molto significativo di chi fosse l’indimenticato cantautore canadese. C’è tutta la sua ironia, tutto cio in cui ha sempre creduto (riassumibile con “Cristo” e “Marx“) ma anche tutta la sua devozione nei confronti del proprio “lavoro” di musicista e poeta. La stessa del figlio Adam, che ha prodotto ma soprattutto reso possibile l’uscita di questo album postumo, molto lontano dall’essere il classico album postumo, la cui autenticità è testimoniata anche dall’esigua durata (29 minuti).

Cohen è scomparso poco più di tre anni fa, a 82 anni. Era malato di leucemia ma la causa del decesso è stata un incidente domestico, una caduta nella sua abitazione di Los Angeles. Morì all’improvviso, e così non poté completare alcuni bozzetti di canzoni, per cui aveva registrato unicamente la voce durante le stesse sessioni di ‘You Want It Darker‘, uscito appena una ventina di giorni prima. “Mio padre non era prolifico quanto Dylan, in questo disco c’è tutto quello che ha lasciato e di cui io e lui avevamo potuto discutere“, assicura Adam a Npr.org. Ciò che è contenuto in ‘Thanks For The Dance‘ è qualcosa non ripescato da chissà quali e quanti archivi storici, ma un progetto in divenire di cui il figlio del Maestro era implicitamente stato incaricato del completamento. “Ho avuto la fortuna di conoscere mio padre molto bene e di poter parlare con lui di musica una vita intera. Conosco quelli che erano i suoi gusti, cosa gli piacesse e cosa no. Per questo credo di essere stato in grado di accompagnare queste sue ‘letture’ in un modo che credo lo avrebbe soddisfatto.

Come dice Adam stesso, è stato come “ristabilire una conversazione musicale con lui“. Per questo sono dovuti passare sette mesi di elaborazione del lutto perché riuscisse a tornare a sentire la sua voce. Il giovane Cohen ha fatto il possibile perché il ricordo venisse celebrato al meglio: tra i contributi esterni alla famiglia ci sono quelli, tra i tanti, di Daniel Lanois, Beck, Bryce Dessner dei National, Richard Reed Parry degli Arcade Fire, Damien Rice, Leslie Feist, Dustin O’Halloran e Patrick Watson. Ed è proprio questo che ‘Thanks For The Dance‘ riesce a fare: riportare Leonard Cohen, la sua voce roca, sofferente, estremamente espressiva, in mezzo a noi. E’ sorprendente come quelle che erano mere registrazioni vocali siano, in alcuni casi, diventate canzoni di livello almeno pari alla media della sua discografia: la succitata ‘Happens To The Heart‘, ma anche ‘The Night Of Santiago‘, con il bellissimo lavoro fatto da Adam con la chitarra acustica, la title-trackThanks For The Dance‘, appena tinteggiata da una strumentazione molto minimale e dalle backing vocals, che arricchiscono parecchio anche ‘The Hills‘. Tutto estremamente emozionante e toccante, proprio perché rappresenta un attestato di profondo amore da parte di un figlio nei confronti del padre. Un commiato assolutamente degno di una carriera dall’impareggiabile lascito.

VOTO: 😀



Lascia un commento