Liam Gallagher: ‘Why Me? Why Not.’ (Warner, 2019)

Genere: brit-pop | Uscita: 20 settembre 2019

Non cambierò mai la mia fottuta squadra di calcio“: per un Cityzen fiero e orgoglioso come Liam Gallagher sembra quasi un’ovvietà, ma rapportata alla sua musica l’affermazione acquista interesse, soprattutto a proposito della sua ancora giovane carriera solista. Può valere anche da efficace riassunto per quanto contenuto in ‘Why Me? Why Not.‘, il suo sophomore senza una band, seguito di quell”As You Were‘ (2017), successo non così scontato (ma che poi ha venduto più dei due LP dei Beady Eye messi insieme) che gli ha letteralmente rilanciato la carriera.

Squadra che vince non si cambia, dunque: sono sempre il Pigmalione di Adele, Greg Kurstin, e il frontman dei Miike Snow Andrew Wyatt a prendersi cura delle canzoni attribuite a Liam e chissà se veramente scritte da lui (“Non sono proprio capace di scrivere un album per intero” ha candidamente dichiarato nel documentario ‘As It Was‘ a lui dedicato). Un team affiatato ormai, volto a creare spettacolo come l’attacco di Guardiola, anche se con una gamma di schemi decisamente meno nutrita.

Why Me? Why Not.‘ è chiaramente un disco scritto, suonato e cantato per un target di riferimento ben preciso, ovvero la vastissima moltitudine dei vecchi fan degli Oasis, solleticandone la nostalgia con canzoni costruite chirurgicamente sulla personalità ma anche sullo stereotipo pubblico dell’ex frontman della band inglese più celebre degli anni ’90. Beninteso, non si tratta di un giudizio di merito, anche perché il secondo album solista di Liam non è un brutto disco. Al contrario, si rivela un indubbio passo avanti rispetto all’esordio, di cui vengono lasciati da parte alcuni lentoni un po’ troppo Adelosi a favore di chitarre più ruspanti (‘Shockwave‘, ‘Be Still‘, ‘The River‘), orchestrazioni maestose (‘One Of Us‘, ‘Gone‘), ballate più incisive (‘Once‘, ‘Why Me? Why Not.‘, ‘Meadow‘). Certo, quando ci si ancora così saldamente alla propria comfort zone il rischio è quello di risultare un po’ banali (‘Now That I’ve Found You‘, ‘Alright Now‘, non eccezionale neanche ‘Halo‘), ma a uno che afferma, con totale naturalezza, “Sono qui per dare alla gente quello che vuole. Se è noioso, così sia“, ha senso obiettare qualcosa?

VOTO: 🙂



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