Genere: synth-pop | Uscita: 13 settembre 2019
Non è un caso che un progetto come quello dei Metronomy si sia sviluppato a Brighton. Nei primi anni ’00 Jason Mount si trovava nella località balneare sulla Manica per studiare, ma aveva allacciato importanti contatti nel giro dei numerosissimi club della zona, dove spesso faceva il DJ. Il gusto per il dancefloor e un’innata coolness estremamente British-pop avrebbero caratterizzato i 15 anni successivi della musica della sua band, incluso questo ‘Metronomy Forever‘, loro sesto LP in carriera. Un long-playing nel vero senso della parola, 17 tracce per 54 minuti, assemblato con una tecnica da DJ ma con la sapienza di chi da tempo suona le proprie composizioni con gli strumenti.
Non è certo un rivoluzionario, il sempre inappuntabile Jason. Nonostante l’inserimento di una serie di interludi, le canzoni del suo nuovo album sono di quanto più Metronomy ci possa essere. Riff di synth, spesso combinati con riff di chitarra, e quei giri di basso tanto funky, che fanno venire in mente sia il French Touch che Prince, sono sempre elementi essenziali delle composizioni del musicista originario del Devon. La sua estrema abilità nel stratificare i suoni e nel congegnare le melodie più catchy possibili è ancora una volta in grande risalto in brani come ‘Whitsand Boy‘, ‘Insecurity‘, ‘Salted Caramel Ice Cream‘, ‘Sex Emoji‘ e ‘Wedding Bells‘, prendendone la distanza soltanto sporadicamente (il power-pop di ‘Latley‘ e la bella ballata, insolitamente scarna, di ‘Upset My Girlfriend‘).
Del resto, in questo è bravo uno come Mount, che se da un lato non ha mai dimostrato di saper fare altro, dall’altro lo ha sempre fatto così bene da non far sentire la necessità di grossi cambiamenti. E’ un po’ così ‘Metronomy Forever‘: prolisso, ridondante, ma così gradevole all’ascolto che, nonostante l’esagerata lunghezza e tutti quegli interludi strumentali fini a se stessi, si mantiene ben lontano dallo stufare, facendosi canticchiare e ballicchiare con estremo gusto.