Noel Gallagher’s High Flying Birds: ‘Council Skies’ (Sour Mash, 2023)

Genere: brit-pop | Uscita: 2 giugno 2023

Ho 56 anni, giusto? Lasciatemi avere 56 anni. Non ne ho più 27, c*zzo. Ho avuto una sola volta 27 anni e ho cambiato la vita delle persone, c*zzo! Non posso continuare a farlo“: c’è molto della filosofia di Noel Gallagher in questo estratto da una recente intervista all’edizione americana di Rolling Stone. C’è anche molto, in queste parole, di ‘Council Skies‘, quarto LP da parte del più anziano dei due fratelli che hanno formato gli Oasis da quando si fa accompagnare dagli High Flying Birds. Sono concetti schiettamente realisti (a parte un emendabile eccesso di presunzione) che sembrano essere stati presi in considerazione anche nel concepimento di un album che difficilmente sarebbe potuto apparire più gallagheriano di così.

Non è un caso che alla co-produzione sia stato scelto Paul Stacey, collaboratore di Noel sin dai tempi di ‘Standing On The Shoulder Of Giants‘ (era il 2000, 23 anni fa). Paiono ancor più distanti le sperimentazioni psichedeliche di ‘Who Built The Moon?‘ (2017): ‘Council Skies‘ è brit-pop nella sua quintessenza, sono undici ballate ascoltando le quali è impossibile non riconoscerne il compositore, che non è più il ragazzo delle chitarre elettriche di ‘Definitely Maybe‘ (che l’anno prossimo compierà 30 anni), ma un signore che ha abbondantemente passato la mezza età, che non sa più rinunciare alle sezioni d’archi, e che si diverte a suonare insieme ai suoi idoli di gioventù (Johnny Marr compare in tre brani, Robert Smith ha remixato la title-track).

Che disco è, dunque, ‘Council Skies‘? Nel suo genere, un discreto lavoro, con picchi di savoir faire tipico del musicista mancuniano: ‘Easy Now‘ (unanimemente indicata come erede indiscussa dell’era Oasis) su tutto, ma anche il singolo ‘Pretty Boy‘, la semi-acustica ‘Trying To Find A That’s Been And Gone‘, la succitata title-trackCouncil Skies‘, l’introspettiva ‘Think Of A Number‘ e la frizzante conclusione di ‘We’re Gonna Get There In The End‘ non sono niente male. È chiaro come, per apprezzare questo lavoro, siano necessarie una buona dose di nostalgia per i tempi che furono e un po’ di indulgenza nei confronti di ridondanze e mielosità. Però, in nessun altro disco degli High Flying Birds si erano sentite così tante buone canzoni, ed è senza dubbio merito di un cantautore che si mostra, nonostante i 56 anni, ancora capace di scriverle.

VOTO: 🙂



 

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