The 1975: ‘A Brief Inquiry Into Online Relationships’ (Polydor, 2018)

Genere: eclectic-pop | Uscita: 30 novembre 2018

Questa voglia matta di fare un sacco di cose i 1975 l’hanno sempre avuta. I loro dischi non hanno mai presentato meno di 15 tracce, e con le fonti di ispirazione citate nel corso degli anni si potrebbe riempire la line-up di un grande festival: Talking Heads, My Bloody Valentine, Michael Jackson, D’Angelo, Christina Aguilera, Jimmy Jam, Terry Lewis, Roberta Flack, Boards of Canada, Kim Carnes, Scritti Politti, Sigur Rós, oltre a anni ’80, trap e “American black music” in toto. Hanno un fervore creativo talmente ostinato da aver già pronto il seguito di ‘A Brief Inquiry Into Online Relationships‘: si chiamerà ‘Notes On A Conditional Form‘ e uscirà a maggio 2019. Nel frattempo si devono destreggiare ogni santo giorno tra servizi fotografici e interviste, a cui dallo scorso venerdì si stanno aggiungendo autentiche ovazioni scritte per il loro terzo album, così (apparentemente) spiazzante da essere addirittura paragonato a capisaldi dell’alternative-rock come ‘OK Computer‘ e ‘Kid A‘.

I 1975 del resto sono giovani, carini e interessanti (il frontman Matthew Healy è il figlio di due famosi attori inglesi, Denise Welch e Tim Healy), in poche parole la band ideale da immortalare con caratteri e pixel. Di certo godono di ottima stampa, pronta senza indugi a magnificarne le gesta, anche oltre gli effettivi meriti. Era accaduto pure con il precedente ‘I Like It When You Sleep, For You Are So Beautiful Yet So Unaware Of It‘ (2016), la svolta pop del quartetto mancuniano, il disco dell’introduzione massiccia di funky, soul e R&B da classifica nel proprio suono. Che, diciamola tutta, già non era la quintessenza della complessità, provenendo da un background basato principalmente su emo e pop-punk e dunque tutt’altro che fuori dall’ordinario (come ‘The 1975‘, l’album d’esordio del 2013).

Certamente ‘A Brief Inquiry Into Online Relationships‘ è di gran lunga il loro lavoro migliore: l’eclettismo già presente nella proposta di Healy e soci è ulteriormente foraggiato da citazioni e spunti, e il concept dell’album (le relazioni e i comportamenti sociali nell’era digitale) è, sebbene riciclato (la prima stagione di ‘Black Mirror‘ venne trasmessa nel 2011), abbastanza interessante. Il suo maggiore pregio è una produzione a tratti brillante (‘Sincerity Is Scary‘), supportata da una scrittura pregevole, se considerata da una prospettiva esclusivamente popular. Il paragone con i Radiohead è però, a essere gentili, completamente campato in aria. Prima di tutto dal punto di vista concettuale: Thom Yorke e soci sono costantemente riusciti a smarcarsi dalle pubbliche attese andando a setacciare le nicchie e trasportandole sui grandi palcoscenici; l’operazione compiuta dai 1975 è diametralmente opposta, si propone (faticando decisamente meno) di selezionare quanto già in auge e, nella migliore delle ipotesi, di rivisitarlo con una versione propria (nella peggiore, di scopiazzarlo così com’è, come nel caso di ‘I Like America & America Likes Me‘).

A Brief Inquiry Into Online Relationships‘ non è dunque un disco di rottura, ma solo una riuscita fotografia di questo particolare momento storico come potrebbe esserlo una compilation con i brani migliori dell’anno. Allo stesso modo è musicalmente multiforme ma privo di coerenza artistica: solo per limitarsi alla sua prima parte, si passa dal tagliente emo-rock di ‘Give Yourself A Try‘ alla wannabe hit dell’estateTootimetootimetootime‘, alla BurialeHow To Draw/ Petrichor‘ fino al soft-rock di ‘Love It If We Made It‘, quattro brani che potrebbero tranquillamente appartenere a quattro band diverse. Ha quell’aria di voler compiacere la più vasta audience possibile, ad esempio attraverso le molte ballate da Tre metri sopra il cielo (‘Be My Mistake‘, ‘Inside Your Mind‘, ‘Surrounded By Heads And Bodies‘, ‘I Couldn’t Be More In Love‘, ‘I Always Wanna Die‘), assolutamente non compatibili con alcun disco dell’anno. Non abbiamo idea di cosa abbia potuto folgorare a tal punto la critica musicale internazionale, ma il nostro consiglio è di diffidare di tali sperticati elogi, e di considerare quest’opera per quello che è: un più che discreto disco pop, ottimo per le chart di Spotify, ma inadatto a rimanere nella storia.

VOTO: 😐



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