The Libertines: ‘All Quiet On The Eastern Esplanade’

🎵 Brit-rock | 🏷 EMI | 🗓 5 aprile 2024

Amicizia e disciplina. Sono le due componenti che hanno reso possibile la realizzazione di ‘All Quiet On Fhe Eastern Esplanade‘, quarto album dei Libertines in più di vent’anni, il primo in quasi nove, nonostante i buoni rapporti, da quel 2015 di ‘Anthems For Doomed Youth‘, si siano mantenuti. Un po’ anche grazie al progetto immobiliar-musicale di Carl Barât, The Albion Rooms a Margate, che ha dato una tetto a Pete Doherty nei momenti peggiori, e molto per la scelta di quest’ultimo di smetterla con le droghe e con la maggior parte degli alcolici, una sobrietà che dura ormai da quattro anni. “L’etica e il senso della disciplina di Carl“, così come le descrive lo stesso Pete in questa intervista a Vulture, hanno portato a sessioni di registrazione ‘pulite’ dal punto di vista sanitario, ma anche molto tranquille da quello delle relazioni interne al quartetto: “Il nostro primo disco è nato dal panico e dall’incredulità per il fatto che ci era stato permesso di stare in uno studio; il secondo è nato nella guerra totale e nella miseria; il terzo è nato dalla complessità; questo è come se fossimo tutti nello stesso posto, alla stessa velocità, e davvero in sintonia“, racconta Barât nella nota stampa.

Anche per questa ragione tutte e undici le tracce di questo lavoro sono accreditate a “Carl Barât, Pete Doherty, John Hassall e Gary Powell“. Alla produzione, invece, è stato scelto Dimitri Tikovoï, produttore e DJ francese con un ventaglio di collaborazioni che vanno da Charli XCX agli Horrors. Anche Tivkoï ha soggiornato a Margate, per quattro settimane, dopo che Pete e Carl avevano cominciato a comporre le canzoni insieme durante un soggiorno in Giamaica. Le registrazioni hanno avuto un epilogo in Normandia, dove Doherty attualmente vive con la moglie e con il figlio, insieme a Dan Grech-Marguerat (Lana Del Rey, Liam Gallagher, Paul McCartney).

Un processo creativo scandito sostanzialmente da tre tappe, che ha portato all’album dei Libertines che ci si poteva attendere, farcito di canzoni dirette ai fan acquisiti della band, che sono tanti e che, immaginiamo, non desiderassero molto altro di diverso. ‘All Quiet On The Eastern Esplanade’ è, prendere o lasciare, il classico disco di una band che si riunisce per celebrare il proprio passato, guardandosi molto più alle spalle che di fronte a sé. Ognuno può poi giudicare se questo sia un aspetto positivo o negativo; dal punto di vista di chi vi scrive, stando il carattere revivalista del disco, si sarebbe preferita una produzione meno carica, con archi e fiati che a tratti procurano quella sensazione di kitsch che si prova vedendo il souvenir della regina Elisabetta che saluta. Tra i brani più veloci e le ballate, meglio queste ultime (soprattutto ‘Songs They Never Play On The Radio’, ultima traccia in scaletta perfetta per i singalong di fine concerto), ma che ‘Up The Bracket’ sia un’altra cosa è praticamente dichiarato in partenza. Che è poi il limite di un disco che si limita al compitino.

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