Soccer Mommy: ‘Color Theory’ (Loma Vista, 2020)

Genere: guitar-pop | Uscita: 28 febbraio 2020

Gestisco un piccolo business“, spiega Sophie Allison in questa intervista al New York Times. A soli 22 anni non è cosa da poco: la sua start-up denominata Soccer Mommy, nata con una manciata di canzoni pubblicate su Bandcamp nel 2015, potrebbe diventare quantomeno una media impresa se al fiume di parole spese per questo suo secondo album, ‘Color Theory‘, seguirà analogo riscontro di pubblico. L’investimento è stato sicuramente più ingente rispetto all’esordio di due anni fa, ‘Clean‘, che le aveva comunque portato un’ottima rendita, sia in termine di consenso che di diffusione del marchio. Questa volta in studio con la musicista nata in Svizzera, oltre al confermatissimo produttore Gabe Wax, ci sono entrati altri tre collaboratori, ovvero la band che la accompagna live e che ha suonato, praticamente in presa diretta, le canzoni di questo suo sophomore.

Il cambio di etichetta, dall’indie Fat Possum alla semi-major Loma Vista, ha significato un aumento di budget, visibile anche dal materiale promozionale fatto girare sul web. La ragazza seduta in camicia di flanella e salopette davanti a un portone di legno della copertina disco precedente è diventata una lolita a tinte forti che mastica un chewing-gum. A parte la colorazione dello sfondo, che ben riflette il concept del disco, è un’immagine aggressiva che poco ci azzecca con la fragilità emotiva di un album in cui Sophie svela sé stessa in maniera estremamente trasparente e intima. Lo fa attraverso una “teoria dei colori” che riflette le fasi di una vita non fortunatissima, caratterizzata dalla malattia terminale della madre e da tutto ciò che questo può conseguire nella psiche di una adolescente. “Il blu rappresenta la tristezza e la depressione, il giallo simboleggia la malattia fisica e mentale e il grigio rappresenta l’oscurità, il senso di vuoto e la perdita“, riporta la nota stampa, elencando l’ordine in cui la Allison ha suddiviso le sue nuove canzoni nella scaletta del suo nuovo lavoro, associandone ciascuna a uno dei succitati tre diversi gruppi di colore.

Musicalmente, ‘Color Theory‘ continua il discorso di ‘Clean‘: la scrittura di Sophie è estremamente legata alle canzoni da lei ascoltate da adolescente, soprattutto quelle proveniente dal mainstream sedicente alternativo degli anni ’90: Avril Lavigne, Sheryl Crow, Natalie Imbruglia e Alanis Morrisette devono essere tutte state nelle cassettine che divorava da giovanissima: “Volevo che questo disco suonasse proprio come una vecchia musicassetta impolverata e consumatasi con il tempo; queste melodie pop solo apparentemente allegre rappresentano la musica della mia infanzia così difficile e travagliata.” E’ tutto ciò un doppio guadagno per l’intero album: dal punto di vista melodico perché ogni traccia si lascia ascoltare con alto gradimento, da quello testuale perché le immagini create da Sophie sono estremamente forti, incisive e pregnanti. Come nella lunghissima (più di 7 minuti) ‘Yellow Is The Color Of The Eyes‘, dedicata alla madre sofferente e lontana: “I’m thinking of her from over the ocean / See her face in the waves, her body is floating / And in her eyes, like clementines, I know that she’s fading / And the light of the sun is only a daydream” sono parole così accorate e commosse che riesce difficile immaginarle nella penna di una 22enne. La maturità dimostrata da colei che si fa chiamare Soccer Mommy è però notevole anche nello strutturare i brani, non poi così pop, e nel congegnare un suono, non poi così radiofonico, che impatta perfettamente con la toccante mestizia di un disco che ha tanto da trasmettere, molto più di quanto potrebbe sembrare a un primo ascolto.

VOTO: 😀



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