Bar Italia: ‘Tracey Denim’

🎵 Hypnagogic post-punk | 🏷  Matador | 🗓 21 maggio 2023

Le press-release della Matador Records sono solitamente ricche di descrizioni e di aneddoti a proposito delle band in roster. Quella che dovrebbe presentare i Bar Italia, invece, si rivela piuttosto concisa, limitandosi a elencare le generalità dei tre componenti (Nina Cristante, Jezmi Tarik Fehmi e Sam Fenton) e aggiungendo che il loro nuovo LP, ‘Tracey Denim‘, è stato prodotto da Marta Salogni. Deve peraltro ricorre a una citazione del Guardian per fornire l’unica definizione di genere presente nel breve testo: “hypnotic post-punk“, locuzione riferita al primo singolo ma che ci sentiamo di estendere a tutta l’opera. Non è dato sapere, ad esempio, se la denominazione del gruppo sia ispirata dal celebre locale londinese di Soho oppure dalla canzone dei Pulp dedicata al celebre locale londinese di Soho. In ogni caso, è una mancanza di specifiche che appare intenzionale alla stregua della foto in bianco e nero della copertina, che ribadisce più o meno gli stessi concetti della nota stampa: i Bar Italia sono in tre. Punto.

Per trovare qualche informazione aggiuntiva bisogna ricorrere al succitato Guardian, che in un articolo di pochi giorni fa parla di “mysterious London band“, riuscendo però a fornire qualche ulteriore dettaglio: la Cristante ha realizzato qualche canzone con lo pseudonimo di Nina, Fehmi e Fenton hanno suonato insieme in un gruppo chiamato Double Virgo. Consultando Spotify si può addirittura notare come questo sia la terza raccolta di canzoni realizzate insieme, dopo ‘Quarrel‘ (9 brani in 15 minuti) del 2020 e ‘Bedhead‘ (13 pezzi in 22’) del 2021, entrambe pubblicate dall’etichetta di Dean Blunt, la Wolrd Music.

Ciò che più importa, ad ogni modo, è la musica che si ascolta in questo disco, composto da ben 15 tracce che tutte insieme durano poco meno di 44 minuti. Tante idee espresse con concisione e – certamente – gusto: il suono dei Bar Italia può senza dubbio essere etichettato come “post-punk”, ma c’è anche un’estetica lo-fi molto anni ’90 che rende la proposta estremamente riconoscibile. Il fatto che tutti e tre i membri della band i cimentino nelle parti vocali offre ulteriore varietà all’insieme.

E poi, in ‘Tracey Denim‘ ci sono delle ottime canzoni: i singoli ‘Nurse!‘ (quello che più di altri li ha fatti conoscere), e ‘Punkt‘, la cupezza onirica di ‘Missus Morality‘, la toccante ‘Changer‘, la dolce ‘Clark‘, l’elettrica ‘Friends‘, la lussurreggiante (con tanto di archi) e conclusiva ‘Maddington‘, tutti brani in cui le linee melodiche sono supportate da parti strumentali meno docili di quanto potrebbe sembrare, e che anche grazie all’incrocio delle tre voci riservano ripetute sorprese. Lo è davvero, e bella grossa, questa band che sembra venuta dal nulla ma che pare ormai arrivata, sia per il contratto con una delle label che ha fatto la storia della musica indipendente, sia perché autrice di un disco solidissimo ma allo stesso tempo variopinto e assai godibile. Ad oggi, uno dei migliori dell’anno.

😀



 

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