Beabadoobee: ‘Fake It Flowers’ (Dirty Hit, 2020)

Genere: grunge-pop | Uscita: 16 ottobre 2020

Che su Beabadoobee ci puntasse un po’ tutto il Regno Unito è cosa nota da tempo. Un Rising Star Award ai Brit Awards, un Radar Award agli NME Award e la presenza nella lista Sound of 2020 della BBC sono la certificazione di qualità mista ad hype per il lavoro di questa giovanissima cantautrice classe 2000, che fino ai succitati riconoscimenti aveva pubblicato appena quattro EP. E pensare che, dopo anni passati a studiare violino, Beatrice Laus (questo il suo vero nome) la prima chitarra (di seconda mano) l’ha acquistata solamente tre anni fa. Una predestinata, che settembre 2017 aveva già la sua prima canzone su YouTube, ‘Coffee‘, con 300.000 visualizzazioni che l’hanno portata, ad aprile 2018, a firmare per una label importante come la Dirty Hit.

È stata anche una teenager atipica, Beatrice, nata nelle Filippine ma trasferitasi a Camden ad appena tre anni, che anziché ascoltare trap e hip-hop si era fissata con (da Wikipedia) “Elliott Smith, Moldy Peaches, Pavement, Mazzy Star, Beatles, Simon & Garfunkel, Daniel Johnston, Florist, Alex G e Yeah Yeah Yeahs“. Proprio una cover di Karen O l’ha aiutata nella scalata alle piattaforme streaming, iniziata con brani, registrati in casa, lo-fi e acustici, da classico bedroom-pop. Tutto il contrario di quanto incluso in questo suo debutto, molto elettrico e assai fragoroso. Una svolta anticipata da uno dei suoi singoli di maggior successo, ‘I Wish I Was Stephen Malkmus‘, incluso nel successivo EP ‘Care‘ (2019): basta acustica e cameretta, Beabadoobee era pronta per i palchi delle grandi manifestazioni, anche alla luce di due tour importanti, in USA come opening di Clairo e soprattutto in UK a supporto dei colleghi di etichetta 1975.

È dunque un disco impregnato di rumore anni ’90 questo ‘Fake It Flowers‘, realizzato da una ragazza che gli anni ’90 non li ha frequentati neanche per un giorno. Un vero e proprio revival che comincia dai Nirvana con la opening-trackCare‘, e cita quelle girl-band passate in quegli anni, dalle Hole alle Veruca Salt alle Belly, con un sound da gruppo grunge a cui contribuiscono parecchio la sua backing-band (la bassista Eliana Sewell, il batterista Louis Semlekan-Faith, il chitarrista Jacob Bugden) e il produttore Pete Robertson, ex batterista dei Vaccines. Da sottolineare che nessuno dei brani dei vecchi EP è presente nell’album, segno di grande floridezza di idee, che piaceranno a chi ha ricordi ormai risalenti a 30 anni fa, dai quali però le canzoni di Beabadoobee non si discostano granché. È l’unico difetto che si può trovare a questa rilettura in chiave estremamente melodica di quel passato (‘Worth It‘, ‘Dye It Red‘, ‘Charlie Brown‘, ‘Sorry‘, ‘Together‘), realizzata – è bene ricordarlo – da una ragazza che ha appena compiuto 20 anni, e che probabilmente non ha ancora una precisa idea dei limiti del proprio talento. Ad esempio, quando abbassa un po’ gli amplificatori (‘Emo Song‘, ‘Further Away‘, soprattutto ‘How Was Your Day?‘) i risultati sono ancora migliori, ma nel complesso, e specificatamente in quanto debutto di una millennial, ‘Fake It Flowers‘ non è male. Per niente.

VOTO: 🙂



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