Black Country, New Road: ‘For The First Time’ (Ninja Tune, 2021)

Genere: experimental-rock | Uscita: 5 febbraio 2021

Alla fine, quando si parla delle migliori nuove band londinesi, ci ritrova sempre lì, al Windmill di Brixton, quel locale in cui – sembra una vita fa – chi aveva qualche buona idea poteva salire sul palco e suonarla. Fat White Family, Shame, Goat Girl, Black Midi e anche i Black Country New Road si sono tutti fatti le ossa su quel palco, tutti parte di una comunità di musicisti che sta dando veramente quel qualcosa in più al rock alternativo inglese. Di questo settimino di nerd che, a vederli in foto, non farebbero male a una mosca, si parla da almeno un paio d’anni e, circostanza poco usuale, dopo solo due singoli: ‘Athens, France‘ e ‘Sunglasses‘, entrambi presenti in una scaletta numericamente esigua (sei tracce), ma piuttosto consistente a livello di durata (40 minuti), che compone un album di debutto che il titolo, ‘For The First Time‘, non porta a equivocare.

In realtà, i Black Country New Road un disco l’avevano già fatto uscire quando si chiamavano Nervous Conditions, ma il gruppo si sciolse piuttosto celermente a causa delle accuse di molestie rivolte al frontman, con sei degli otto membri che si ricostituirono con il moniker attuale. Tra di essi vi è la violinista Georgia Ellery, che milita anche in un duo altrettanto promettente (tanto da essere sotto contratto con la Warp Records) di nome Jockstrap, e la bassista Tyler Hyde, la figlia del vocalist degli Underworld Karl Hyde. Con loro, tessono intricatissimi tappeti sonori il batterista Charlie Wayne, il tastierista May Kershaw, il sassofonista Lewis Evans e i due chitarristi Luke Mark e Isac Wood, quest’ultimo incaricato anche delle parti vocali, tra spoken-word e un accenno di cantato vagamente post-punk.

Riepilogare la formazione di questo anomalo collettivo favorisce l’introduzione al suono dei Black Country New Road, e in seconda istanza spiega la ragione per cui sono da così tanto tempo (e con così poco materiale a disposizione) sulla bocca di tutti. “Post-rock soundscapes with jazz-inflected post-punk“, li descrive la nota stampa della Ninja Tune, etichetta che di solito si occupa di elettronica ma che per ingaggiarli ha fatto una significativa eccezione. In realtà, in una miscela così composita è veramente arduo elencare le tantissime influenze, spesso non note neanche a loro stessi: ad esempio, non è chiaro se il frequente paragone con gli Slint, citati anche nel testo di ‘Science Fair‘, sia più o meno voluto. Di certo, intenzionale è l’inclusione nelle loro lunghe cavalcate sonore di elementi provenienti dalla musica klezmer, un genere musicale proveniente dalla tradizione degli ebrei aschenaziti che vivevano nell’Europa dell’est (😅).

Non è pertanto semplice, per chi è assuefatto all’alternanza strofa/ritornello/strofa, entrare nelle dinamiche dei brani incisi dai Black Country New Road senza avvertire un diffuso senso di straniamento. Del resto, Isac Wood e soci sono nati live, già facevano tour sold out con due soli singoli all’attivo, l’improvvisazione è il loro habitat naturale. La loro evoluzione è coerente unicamente nell’imprevedibilità, ben al di sopra della media di un genere comunque destrutturato come il post-rock. Il violino, il sassofono, il cantato/parlato del frontman sono tutti elementi distintivi ma non regolarmente presenti, come se le direzioni intraprese da questo disco fosse dettate da puro istinto. Pur ammaliante (‘Science, Fair’, ‘Track X‘) e a tratti trascinante (‘Athens, France‘, ‘Sunglasses‘, ‘Opus‘), la sensazione è che ‘For The First Time‘ non sia esaustivo del percorso del collettivo londinese, ma ne rappresenti soltanto un tappa intermedia, un work in progress. C’è, dunque, ancora tanto da scoprire dei Black Country New Road: per il momento rimangono una grandissima idea di band, ma sei tracce appena, e per di più così eterogenee, non consentono di delineare nulla di concreto, e tanto meno di completo. Il giudizio va sospeso, in attesa di ulteriori elementi.

VOTO: 😐



Lascia un commento