Deafheaven: ‘Infinite Granite’ (Sargent House, 2021)

Genere: shoegaze | Uscita: 20 agosto 2021

M83, Wolf Alice, Paramore, Metric“: sono alcune delle band con cui Justin Meldal-Johnsen, il produttore del nuovo album dei Deafheaven, aveva collaborato prima di occuparsi di ‘Infinite Granite‘. Un curriculum che la dice lunga sulla direzione stilistica intrapresa da un disco che definire “della svolta” può sembrare persino riduttivo. Eppure, se nel descrivere la band di San Francisco Wikipedia utilizza primo tra tutti il termine “blackgaze“, è pacifico come la componente shoegaze, di cui questo nuovo lavoro è totalmente imbevuto, non rappresenti una così inattesa novità sonora. Ciò che fa più clamore, in quello che è il loro quinto LP in carriera, è piuttosto la quasi totale scomparsa del prefisso “black-” e, a parte qualche sfogo urlante del frontman George Clarke, anche dell’aggettivo “metal”. Un mutamento che, se avete digitato intenzionalmente le lettere che compongono il dominio di questo blog, comprenderete quanto possa essere – dal nostro punto di vista – accolto con benevolenza. E non solo per aver sottratto una valida risorsa ai “nemici” metallari.

Il quintetto californiano dà in effetti una propria visione del nuovo genere di riferimento addensando sopra la media la ritmica e caricando le chitarre anche oltre il tappeto distorsivo che generalmente lo caratterizza. La vera rivoluzione, per i fan acquisiti di Clarke e compagni, sta nell’estrema melodicizzazione delle liriche, queste sì assai affini ai nuovi modelli stilistici. È soltanto nelle code conclusive che si risentono rumori e strepiti familiari a chi segue i Deafheaven sin dagli esordi: “Indipendentemente da come finiscono, c’è un nucleo emotivo in queste canzoni. Vogliamo essere trasparenti con i nostri ascoltatori, e muoverli emotivamente. La vulnerabilità emotiva è la chiave di questo disco“, afferma George in questa intervista.

Anche alla luce di ciò, è dirimente ratificare la validità di questa nuova versione della loro musica non soltanto lodando un cambio stilistico che di per sé mette in mostra qualcosa di differente rispetto a quanto si conosceva dei Deafheaven. È altrettanto sostanziale, però, verificare se il tutto abbia quella connotazione di unicità anche in rapporto alla stessa scena shoegaze, sia passata che presente: da questo punto di vista non si può non rilevare come alcune consuetudini di genere vengano abbondantemente reiterate. Ci sono, però, due considerazioni da fare: 1) da un punto di vista laico, i brani contenuti in ‘Infinite Granite‘ sono tutti re-interpretazioni di un modo di fare musica che, di per sé, rasentano la perfezione. 2) al netto di una versatilità (soprattutto vocale) che viene giocoforza meno, che siano i Deafheaven a suonare queste nove composizioni lo si comprende immediatamente e totalmente. E allora, se personalità e talento si mantengono immutati, i freddi principi ideologici possono essere anche lasciati da parte. Ciò che sostanzialmente conta è poter godere, come dicono loro anche emotivamente, di oltre 53 minuti di assoluta eccellenza.

VOTO: 😀



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